Sembrava che, dopo le solite polemiche della prima ora, le acque intorno al decreto rinnovabili del Governo si fossero calmate. Ma era soltanto la quiete prima della tempesta. Una tempesta che inizia oggi e potrebbe andare avanti per diversi giorni. Fondazione per lo Sviluppo sostenibile, Greenpeace Italia, Kyoto Club, Legambiente, Symbola e WWF Italia si sono unite per chiedere alla Conferenza Stato-Regioni di convincere il Governo a rivedere il proprio decreto sulle rinnovabili perché così proprio non va.
Ricordiamo che questa presa di posizione è molto importante in quanto la Conferenza Stato-Regioni ha il diritto-dovere di concedere un parere in materia, e nel caso in cui non lo facesse l’iter si bloccherebbe ed il decreto non verrebbe tradotto in legge. Quello che le associazioni chiedono è proprio che la Conferenza spinga il Governo a cambiare i parametri, altrimenti meglio bloccare tutto.
Ciò che si contesta principalmente è che non si offrono prospettive chiare al settore, uno dei pochi che in questi anni di crisi profonda ha retto ed ha creato posti di lavoro. Già 8 mesi fai il Governo avrebbe dovuto emanare le direttive per il taglio delle emissioni e la riduzione della dipendenza dai combustibili fossili importati al 2020, ma evidentemente ci sono stati altri problemi a cui pensare. Così tutto è rimasto lì dove il Governo Monti l’aveva trovato, ed i pochi provvedimenti presi rischiano di peggiorare la situazione.
Ad esempio il nuovo progetto del Ministro Passera finanzierebbe quasi esclusivamente i piccoli progetti per il fotovoltaico, i quali a loro volta sfavorirebbero il made in Italy (improntato maggiormente sui grandi impianti), ed andrebbe a favorire gli impianti di piccola taglia prodotti quasi esclusivamente in Cina. Inoltre la burocrazia aggiuntiva rallenterà gli investimenti e rischia di far diventare il settore delle rinnovabili come qualsiasi altro settore italiano, e cioè una macchina lenta legata a doppio filo ad un’altra macchina ancora più lenta, quella burocratica, che non farà altro che limitare l’imprenditoria italiana.
All’appello delle associazioni si è unito anche quello del PD che, in quanto uno dei partiti di maggioranza, ha la forza politica di far cambiare strada al Governo. Il primo passo suggerito dall’onorevole Stella Bianchi è di eliminare i registri che obbligano a troppi vincoli burocratici, ed in secondo luogo tentare di favorire la filiera italiana. Tutto questo potrebbe favorire i cittadini ed assorbire anche un eventuale taglio degli incentivi economici.
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