Il Governo tecnico era stato chiamato per snellire le procedure burocratiche e far ripartire l’economia in Italia. Dopo circa 8 mesi non solo l’economia sta messa peggio di prima, ma ci ritroviamo con ancora più burocrazia di prima. E’ quanto deriva dall’ultima lettera inviata dalla Commissione Europea che ha letteralmente bocciato il nuovo piano delle rinnovabili dell’Italia perché talmente complesso da rendere la vita impossibile ai privati.
La UE critica prima di tutto la riduzione degli incentivi finanziari. Questi aiuti statali sono stati tagliati per esigenze di bilancio, ma secondo il Governo verranno erogati in maniera più precisa. Il Ministro Passera aveva spiegato, mesi fa all’atto di presentazione del piano, che anziché a pioggia, questi soldi sarebbero finiti precisamente nelle casse delle aziende che rispettano determinati criteri. Secondo la UE la strategia è invece sbagliata perché riduce i capitali ed anche quelli che ci sono favoriscono soltanto le grandi imprese.
Il bello delle rinnovabili, che è stato anche uno dei motivi della loro diffusione in tutto il mondo, è che per una volta non vengono favorite le grazie azienda, ma tutti possono trarre un po’ di vantaggio. Secondo ciò che si legge nella lettera della UE invece
le procedure amministrative che si applicano agli incentivi devono essere semplificate. L’introduzione del meccanismo dei registri per i nuovi progetti di energia rinnovabile potrebbero aumentare l’onere burocratico per gli operatori di mercato e diminuire la sicurezza degli investitori sul fatto che i progetti si qualifichino per il sostegno finanziario. L’obbligo di registrare i progetti con una capacità superiore ai 12 kw per il fotovoltaico e ai 50 kw per altri progetti di tecnologie di produzione di elettricità rinnovabile potrebbe funzionare come un deterrente capace di paralizzare proprio il segmento di mercato di piccola scala che la riforma mira a rendere prioritario.
Ma ciò che più ci spaventa è che tutta questa burocrazia renderà
molto difficile, se non impossibile, per i produttori indipendenti accedere al finanziamento dei propri progetti.
Attualmente il settore delle rinnovabili si calcola che in Italia produca centomila posti di lavoro e l’1% del PIL. Le regole che l’Unione Europea si è data in questi anni mirano proprio a continuare in questa direzione, ma il Governo italiano, come sempre, cerca di fare a modo proprio e, tecnici o non tecnici, sbaglia sempre. Basterebbe stare a sentire le associazioni di categoria o, perché no, anche alcuni politici meno in vista, quelli che lavorano veramente e sono davvero a contatto con la gente e le imprese che da mesi denunciano ciò che la lettera della UE ha appena messo in luce. Vedremo come reagirà il Governo dei professori.
[Fonte: Repubblica]
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