Una riforma della politica agricola comune post 2013 che non piace agli ambientalisti quella presentata oggi dal commissario europeo per le politiche agricole Gracian Ciolos. La LIPU si mostra delusa da un piano che, come più volte denunciato sulle nostre pagine dalla stessa associazione, si presentava con un programma falsamente verde, con grandi promesse ma ben pochi atti concreti sul fronte della sostenibilità ambientale.
Non solo, per la LIPU si va anche ad intaccare il patrimonio di biodiversità e quelle stesse risorse naturali di cui gli agricoltori vivono e che senza una gestione davvero equilibrata e sostenibile rischiano di perdere in produttività.
Patrizia Rossi, che per LIPU-BirdLife Italia si occupa proprio del settore agricoltura, ci spiega che i piani dell’UE su questo fronte contengono sì alcuni elementi positivi offuscati però da alcune contraddizioni che a conti fatti li vanificano. Gli elementi positivi di cui parla la Rossi sono
una maggiore protezione dei prati stabili, l’introduzione del 7% di aree agricole dedicate all’ambiente (Efa, Environmental focus areas), ossia a quegli elementi del paesaggio come siepi, stagni e boschi, e inoltre l’obbligo di rispetto, nell’ambito della condizionalità, della Direttiva acque da parte degli agricoltori.
Per contro, come ci spiega la stessa Rossi:
questi elementi positivi sono offuscati dalla possibilità data agli Stati membri di continuare a premiare le produzioni nocive per l’ambiente e addirittura di spostare fondi dal secondo pilastro della Pac, quello più amico dell’ambiente, al primo pilastro, invertendo così la cosiddetta modulazione introdotta in modo apprezzabile dalle precedenti riforme. Tra gli elementi negativi della proposta compaiono anche il riaccoppiamento tra sussidi e specifiche produzioni, operazione che si ritiene negativa per l’ambiente e contro la quale si era riusciti a ottenere il cosiddetto “disaccoppiamento”. E inoltre il mancato aumento dei sussidi anche per le misure agro-ambientali oltre che per le altre misure facenti parte dello Sviluppo rurale.
I timori degli ambientalisti alla vigilia della presentazione della riforma erano dunque fondati, tante parole tinte di verde e pochi fatti per la nuova PAC.