Nel rapporto Beach Litter 2016 di Legambiente è stata analizzata la situazione dei rifiuti sulle spiagge. Allarmanti i risultati: in media 714 rifiuti ogni cento metri.
Pensando alle coste italiane è spontaneo associare l’idea di spiagge curate e pulite dove trascorrere piacevoli ore di relax. Ma se in molti casi questa immagine da cartolina corrisponde alla realtà, in diversi altri contesti la situazione è ben diversa. La presenza di rifiuti sulle spiagge è questione annosa ed in gran parte irrisolta che deriva dai limiti strutturali della raccolta dei rifiuti ma anche da un senso civico non sempre all’altezza delle bellezze del nostro territorio. Il rapporto Beach Litter 2016 di Legambiente è una rappresentazione forte e puntuale di quanto i rifiuti sulle spiagge italiane rappresentino un problemi e di quali danni diretti ed indiretti da essi possano derivare.
Beach Litter 2016, 47 spiagge monitorate
Per redigere il rapporto Beach Litter 2016, Legambiente ha monitorato in questo mese di maggio 47 spiagge in tutta Italia per una estensione complessiva di 106.245 mq, l’equivalente di 800 campi da beach volley. I risultati sono stati come accennato piuttosto preoccupanti dal momento che i volontari dell’associazione hanno rinvenuto in totale 33.540 rifiuti spiaggiati con una preoccupante media di 714 rifiuti ogni cento metri lineari di spiaggia esaminati. Si tratta in massima parte di oggetti in plastica ma non mancano rifiuti in metallo, in ceramica ed in vetro.
L’analisi ha preso come riferimento 47 spiagge pubbliche non ancora ripulite in vista della stagione turistica. In 36 casi inoltre la aree monitorate sono state scelte in prossimità di foci fluviali in modo da poter valutare l’impatto del trasporto fluviale e delle carenze nella depurazione sulla quantità di rifiuti sulle spiagge.
Si possono individuare, spiega il rapporto di Legambiente, sette fonti principali di rifiuti che per ragioni differenti finiscono per arenarsi sulle spiagge:
- Rifiuti che provengono dalla rete fognaria
- Rifiuti urbani dispersi nell’ambiente
- Rifiuti non trattati correttamente
- Attrezzature usate nella pesca e disperse
- Rifiuti abbandonati direttamente in acqua
- Rifiuti industriali non smaltiti
- Rifiuti abbandonati direttamente sulla spiaggia
Parte di questi rifiuti arriva sulle spiagge per effetto del moto ondoso. Si deve in questo senso osservare che solo il 15% dei rifiuti dispersi in mare resta a galla mentre il resto tende ad affondare. Alla luce di ciò, quanto rivenuto sulla costa rappresenta solo la punta di un iceberg ben più grande che riguarda tutte le sostanze disperse in acqua.
Rifiuti sulle spiagge, un’invasione di plastica
La plastica è il materiale nettamente prevalente ad essere ritrovato come rifiuto sulle spiagge italiane. Nel rapporto Beach Litter 2016 la plastica rappresenta infatti il 76,3% del totale degli oggetti ritrovati. A grande distanza seguono invece mozziconi di sigarette (7,9%), rifiuti di carta (5,5%), oggetti in metallo (3,6%), elementi in vetro/ceramica (3,4%), legno (1,3%), rifiuti tessili (1,2%) e gomma (0,8%).
Per tipologia di oggetti ritrovati invece la categoria più frequente (22,3%) sono i pezzi di plastica e polistirolo con una dimensione inferiore ai 50 cm. Molto frequente è anche la presenza di cotton fioc (13,2% per un totale di 4412 pezzi) sintomo indiretto della cattiva abitudine si smaltire questo prodotto negli scarichi dei wc. In terza posizione assoluta troviamo i mozziconi di sigaretta (7,9%, 2642 pezzi). A completare la poco virtuosa classifica si trovano quindi: tappi e coperchi (7,8%), bottiglie di plastica per bevande (7,5%), reti da pesca e acquacoltura (3,7%), stoviglie usa e getta di plastica (3,5%), materiale da costruzione (2,3%), bottiglie di vetro e pezzi (1,9%) e bottiglie e contenitori di detergenti (1,8%).
Accorpando per categorie i dati raccolti si scopre inoltre che più di un quarto di tutti i rifiuti sulle spiagge (26%) è costituito da packaging alimentare, vale a dire da imballaggi e contenitori utilizzati per contenere o consumare alimenti.
Pericoli e costi dei rifiuti sulle spiagge
La presenza di piccoli pezzi in materiale plastico, spiega il rapporto di Legambiente, è sintomatico dei processi di frammentazione a cui va incontro i questo materiale . La progressiva suddivisione in particelle sempre più piccole ne favorisce la diffusione nelle acque del mare per poi tornare indirettamente nell’alimentazione umana attraverso la catena alimentare.
Cotton fioc, blister di medicinali, assorbenti e deodoranti per wc costituiscono circa il 14 di tutti i rifiuti individuati ed arrivano sulle spiagge principalmente attraverso le acque di scarico fognario. Oltre ad evidenziare alcune cattive abitudini, il dato è preoccupante perché sottolinea una potenziale insufficienza degli impianti di depurazione dei reflui.
Partendo dai i dati di uno studio commissionato dall’Unione Europea, Legambiente ha stimato che il costo del così detto ‘marine litter’ si avvicina al mezzo miliardo di euro l’anno. Secondo questa stima la presenza di rifiuti sulle spiagge dell’Unione Europea determina infatti ogni anno un costo di 476,8 milioni di euro. Il settore del turismo in particolare risulta esser quello maggiormente danneggiato (411,75 milioni di Euro) ma anche il settore della pesca subisce costi notevoli (61,7 milioni di euro).
Interventi mirati per aumentare il riciclo dei materiali, incrementare il recupero degli imballaggi ed eliminare le discariche potrebbero in poco tempo portare ad una netta riduzione del ‘marine litter’ con un positivo effetto anche sull’economia europea. In molti casi si tratterebbe ‘semplicemente’ di applicare gli obiettivi sul riciclaggio dei materiali già definiti in sede europea e nazionale.
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