L’Ue ci ha concesso tempo, noi lo abbiamo sprecato, e così ecco il risultato. La commissione europea ha aperto un nuovo, ennesimo, procedimento a carico dell’Italia a causa della gestione dissennata dei rifiuti. Ci era stato persino concesso un finanziamento per sviluppare nuovi metodi di smaltimento rifiuti, ed invece noi continuiamo a tenere aperte le discariche. Centodue per la precisione, di cui almeno tre di rifiuti pericolosi e chiaramente illegali, davvero troppi per concederci una proroga.
E non è solo un problema del Sud, come potrebbe pensare qualche leghista, visto che nell’elenco delle 14 Regioni che le contengono compaiono anche Lombardia, Friuli Venezia Giulia ed altre Regioni settentrionali. Per la precisione l’Ue ci aveva avvisato con largo anticipo. La lettera che ci imponeva di rientrare nei parametri previsti dall’Unione è datata 1999, dunque non si può di certo dire che non abbiamo avuto il tempo per organizzarci. Ma il termine ultimo per metterci in regola era il 2009. Per questo ora siamo stati messi in mora.
Ci sono troppe discariche in Italia, che non sono da anni identificate come una soluzione per la gestione dei rifiuti. L’infrazione è quindi uno stimolo ad aumentare e rafforzare la raccolta differenziata e anche ad aumentare la quota di recupero energetico dai rifiuti. Bisogna lavorare in questa direzione
ha annunciato il Ministro dell’Ambiente Corrado Clini, il quale ha spiegato che comunque qualcosa si è fatto visto che due anni fa le discariche presenti in Italia erano 187. Dunque questo dimostra che la possibilità di chiuderle e bonificarle c’è, specialmente perché ora la coscienza dei cittadini è più sveglia di una volta, e fare la differenziata non è più un’utopia.
Questa procedura d’infrazione si aggiunge a quella del 2008, confermata nel 2010, a proposito del caos rifiuti di Napoli e della Campania, dove l’Italia non veniva ritenuta in grado di garantire il diritto alla salute dei propri cittadini. Un’accusa molto pesante che non fa altro che peggiorare il problema.
[Fonte: Repubblica]
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