E’ ancora, sempre, emergenza rifiuti a Napoli. In strada, fa sapere l’assessore all’Igiene del Comune campano Paolo Giacomelli, ci sono 2mila tonnellate ancora da raccogliere, tanto che la Provincia ha deciso di lasciare aperti gli impianti fino a tarda notte, per consentire di effettuare più sversamenti e liberare dalla monnezza la città.
E’ lo stesso assessore a comunicare che le operazioni di conferimento negli impianti segnalati dall’ufficio flussi della Regione Campania stanno procedendo con regolarità.
Regione e Comune si passano la patata bollente ininterrottamente e, tra statuti speciali, poteri straordinari e stati di emergenza, risulta ormai difficile risalire ad un’attribuzione univoca di responsabilità.
Identificare nuovi siti per lo smaltimento in discarica, d’altra parte, è un’impresa resa sempre più ardua dalla forte opposizione che incontrano, ogni volta, le ipotesi di nuove localizzazioni. Opposizione non certo immotivata quanto piuttosto dettata da preoccupazioni inerenti la salute pubblica.
E proprio sul fronte rifiuti a Napoli è arrivata, appena qualche giorno fa, una risoluzione approvata dal Parlamento Europeo che censura l’operato del nostro Paese e fa presagire sanzioni pecunarie. Lo rende noto il WWF Italia nelle parole del suo presidente, Stefano Leoni, che chiede al Governo di affrontare la crisi senza ricorrere a toni da campagna elettorale.
Eh, già, perché risuona ancora troppo vicino il miracolo dei tre giorni per non temere altri sterili slogan e, a conti fatti, una situazione di stallo per le strade che si discostino di appena un metro dal centro cittadino.
Per Leoni, occorre piuttosto seguire la linea risolutiva indicata dalla stessa Unione ovvero
la prevenzione, il recupero di materiali innanzi tutto e solamente come ultima ipotesi quella dello smaltimento mediante incenerimento o conferimento in discarica. I cittadini napoletani hanno già dimostrato di essere disposti ad andare in questa direzione.
La Campania, abbiamo avuto modo di vederlo di recente, dati alla mano, è ricca di comuni ricicloni e di una coscienza ambientale che spetta alle istituzioni riuscire ad incanalare con misure, più che straordinarie, di ordinaria civiltà, dalla raccolta differenziata alla raccolta porta a porta ad una più serrata gestione dei rifiuti in entrata ed in uscita contro le ecomafie.
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