In questi giorni in cui l’emergenza rifiuti a Napoli sembra non aver fine, gettare uno sguardo fuori dai nostri confini e cercar di capire come mai gli altri Paesi non hanno questi problemi può servire per risolvere questo rompicapo che toglie letteralmente il respiro ai napoletani ormai da più di 20 anni. Un esempio da cui imparare molto è quello della Danimarca. Nel 1970 fu aperto l’impianto di Amagerforbrænding, appena fuori Copenaghen, il quale trasformava l’immondizia in energia.
Nel corso degli anni è stato migliorato, fino ad arrivare oggi a generare 26 MW di elettricità, in grado di fornire il teleriscaldamento a 140.000 abitanti della Capitale. La centrale ha emissioni nettamente inferiori ad un impianto a carbone, (anche se genera meno potenza), e grazie ad impianti come questi, solo il 3% dei rifiuti di Copenaghen finisce in discarica. Il restante 97% può essere riciclato o incenerito e trasformato in energia.
Ecco come funziona: un’enorme gru robotica ordina i rifiuti, l’immondizia viene così trasferita e incenerita in quattro fornaci. L’acqua viene poi riscaldata in caldaie a vapore ad alta pressione, per essere successivamente pompata attraverso un sistema di depurazione dei gas che elimina gli elementi più pericolosi, assicurando che le emissioni possano essere ridotte al minimo. Il vapore aziona quindi una turbina che genera energia elettrica mentre il calore viene catturato e convogliato verso le abitazioni. Il sottoprodotto solido del processo di incenerimento, le scorie, per intenderci, viene immagazzinato per il riuso successivo effettuate dalle imprese di costruzione, che lo acquistano direttamente dall’impianto.
Insomma, sembra un buon affare: i rifiuti non finiscono nelle discariche, viene generata energia e distribuito calore. E ogni scoria viene riutilizzata, se possibile. Certo, il costo non sarà bassissimo, ma se pensiamo che sono stati stanziati dei miliardi per il termovalorizzatore di Acerra e altri simili, i quali sono molto più inquinanti di quello di Copenaghen (quando funzionano), forse uno sforzo verso un impianto più ecologico si potrebbe fare.
[Fonte: Treehugger]
Luigi 19 Luglio 2011 il 9:52 am
il teleriscaldamento dagli inceneritori non mi sembra una valida alternativa, allora invece di batterci come dei cretini qui in Italia per abolire gli inceneritori bastava applicarli e via; non mi sembra i problemi della monnezza si risolvano in questo modo…
Zibibbo 19 Luglio 2011 il 2:39 pm
Ritengo che in Italia una così così non potrà mai essere costruita, perchè prima di vedere la luce ci dovrebbero mangiare sopra, politici vari, mafie locali, imprenditori e altro.
In pratica costerebbe miliardi di euro e non funzionerebbe mai.
Il problema non sono i rifiuti, ma lo stato italia (volutamente minuscolo).
Paola Pagliaro 19 Luglio 2011 il 7:05 pm
bisogna investire e puntare a ben altro: riduzione degli imballaggi e dei consumi, riciclo, differenziata, baratto, uno contro uno, compostaggio… qualsiasi cosa diminuisca la mole di rifiuti da spedire in discarica o negli inceneritori. E’ una rivoluzione difficile ma non impossibile da attuare su larga scala. Detto questo la situazione a Napoli è paurosamente ferma da anni, se non si è pronti a livello soprattutto istituzionale a pensare alla soluzione con meno impatto, a crederci e soprattutto ad investire non vedo altre vie d’uscita…
fabio 19 Luglio 2011 il 11:33 pm
ecco in danimarca…qui in italia fa tutto schifo…una realizzazione del genere sarebbe solo un magna magna di soldi e alla fine magari neanke la metterebbero in funzione….
Eartha 1 Marzo 2017 il 2:09 am
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