32 persone sono finite in manette in Campania con l’accusa di associazione per delinquere per il traffico illecito di rifiuti. In sintesi, come si legge nel comunicato stampa diramato dalla procura di Napoli, imprese e associazion Onlus sono accusate di aver esportato in Paesi extraeuropei rifiuti tessili non riciclati secondo le norme igienico- ambientali, raccolti con attività caritatevoli o acquistati in modo illecito dalla Germania.
A seguito dell’inadagine coordinata della direzione distrettuale antimafia della procura di Napoli è stato scoperto il traffico illecito di rifiuti che ha portato all’arresto di 32 persone. Le indagini hanno coinvolto diversi organismi di tutela ambientale, come i carabinieri del nucleo operativo ecologico di Caserta, la procura di Napoli che ha coordinato l’indagine, la direzione distettuale antimafia della Campania. I 32 arrestati, con precedenti penali già a loro carico, sono accusati di associazione a delinquere con la finalità di realizzare attività organizzata per il traffico illegale di rifiuti. Le indagini hanno avuto inizio nel dicembre 2011, e sono state portate avanti con l’aiuto delle intercettazioni telefoniche, dei servizi di appostamento e di controlli nel territorio che hanno coinvolto tutta la regione Campania e, con maggiore rilevanza, nella provincia di Napoli, nel beneventano e nell’interland di Avellino. Le attività illecite consistevano nella spartizione delle aree di competenza regionale per poi rivendere i rifiuti raccolti in Italia e all’estero.
Il giro d’affari è stato stimato per un valore complessivo di oltre 10 milioni di euro. Come si legge nel comunicato stampa diramato dalla Procura di Napoli, diverse imprese della Regione, tra le città di Napoli e Caserta, operavano importando rifiuti tessili dall’estero, e in particolare dalla Germania, per esportarli in Paesi extraeuropei senza che tali rifiuti venissero sottoposti al riciclo e seguissero il ciclo di recupero con le norme igieniche e ambientali richieste per legge. Nell’inchiesta sono coinvolte anche delle associazioni Onlus che, attraverso la richiesta caritatevole di indumenti, sono riusciti a ottenere una sorta di monopolio nella raccolta di abiti usati dai comuni campani, che venivano però esportati con gli altri capi tessili.
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