La rete idrica italiana perde il 32% della risorsa “per strada”, a rivelarlo “Pillole”, l’annuale rapporto dell’Istat. La situazione quindi resta grave per la rete dei servizi idrici italiani: la dispersione complessiva, ovvero la parte di risorsa che immessa nelle reti distributive non raggiunge i rubinetti dei cittadini, è pari a circa 120 litri al giorno per singola persona. Le perdite più ingenti si hanno in Puglia e in Sardegna, dove la quota di acqua dispersa oltrepassa il 40%.
La situazione dei servizi idrici nel complesso risulta particolarmente grave al Sud, tanto che in Calabria la percentuale di cittadini insoddisfatti della fornitura è pari al 32% e in Sicilia al 27%. Sul territorio nazionale quasi un terzo delle famiglie sostiene di non fidarsi della qualità dell’acqua comunale e perciò di preferire l’acqua in bottiglia a quella del rubinetto. Le percentuali anche su questo punto salgono al Sud: in Sicilia le persone che dubitano della qualità dell’acqua pubblica sono il 60%, in Sardegna il 53% e in Calabria il 48%.
La media del consumo di acqua a persona nei capoluoghi di provincia ammonta a 183 litri al giorno; la palma di città dai consumi più contenuti spetta a Torino: il capoluogo piemontese nel 2010 ha fatto registrare una riduzione dei consumi a persona, rispetto ai dieci anni precedenti, di 96 litri. La buona notizia, afferma l’Istat, è che un maggiore senso di responsabilità e la volontà di contenere i costi hanno generato una riduzione dei consumi complessivi della risorsa.
Come provano queste rilevazioni dell’istituto statistico italiano, se da un lato per ridurre gli sprechi non bisogna mai smettere di sensibilizzare i cittadini a un uso responsabile dell’acqua, dall’altro non ci si deve dimenticare dei grandi interventi sulle infrastrutture necessari per rendere più efficiente il servizio di distribuzione. Come prova il rapporto, si parla di grosse cifre.
Photo Credits | JaseCurtis su Flickr
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