A livello internazionale la bomba che sta per scoppiare in questi giorni parla inglese. Un paio di giorni fa infatti il Premier britannico Cameron ha annunciato un referendum in cui chiederà ai suoi concittadini se hanno intenzione di rimanere nella Comunità Europea. Si tratta di una svolta epocale dato che, a parte le conseguenze economiche e civili che avrà questa decisione, ne avrà di parecchie anche dal punto di vista ambientale. La Gran Bretagna finora si è dovuta attenere alle regole stabilite dall’Unione, ed è stata anche uno dei Paesi che ha risposto meglio. Ma se dopo il referendum si dovesse “staccare”, le conseguenze sarebbero disastrose.
La più immediata sarebbe che il Regno Unito non avrebbe più l’obbligo di raggiungere gli stessi parametri ambientali europei, i più ambiziosi al mondo, e quindi potrebbe mollare quelle politiche ambientali portate avanti sinora che sono state da esempio per gli altri Paesi. Nella battaglia contro l’inquinamento perdere un colosso come quello britannico significherebbe un duro colpo. Secondo il partito indipendente che ha lanciato l’iniziativa, il referendum servirà, tra le altre cose, anche a
evitare riduzioni di carbonio, stop allo “spreco di denaro” dovuto alle misure sul clima unilaterali, ridurrà i prezzi dell’energia e aumenterà la sicurezza energetica, consentendo l’uso dei combustibili fossili.
Insomma, dal punto di vista del clima sarebbe un disastro. Anche lo stesso Cameron, ostaggio delle politiche scellerate del suo partito, non è sembrato molto convinto, ed ha ammesso che secondo lui gli obiettivi europei non sono così elevati, ma è vero pure che non se la sente di far fare alla Gran Bretagna la parte della vittima delle decisioni prese a Bruxelles.
Una grossa fetta del suo partito somiglia sempre più al Tea Party americano, il quale non ha a cuore le politiche ambientali ed anzi tratta queste leggi come una sorta di “fastidio” da eliminare il prima possibile, tornando ad una politica energetica scellerata basata su petrolio e carbone. Secondo molti a pesare sulla scelta è stato il diniego da parte dell’Europa al Regno Unito di trivellare l’Artico e di sfruttare le tar sands per non sforare gli obiettivi sulle emissioni che altre nazioni non UE possono deliberatamente trasgredire. È questo dunque il primo effetto dei mancati accordi sul clima, e le conseguenze potrebbero davvero far precipitare la situazione non solo europea, ma mondiale.
[Fonte: the Guardian]
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