Il freddo record che si è registrato tra la fine di gennaio e le prime due settimane di febbraio, e che ancora persiste in alcune parti della Penisola, può essere dovuto ad un fenomeno diametralmente opposto. Il mese di gennaio infatti è risultato uno dei più caldi della storia. Più precisamente è il diciannovesimo mese di gennaio più caldo dall’inizio delle rilevazioni effettuate nel 1880.
Lo ha rilevato l’US National Oceanic and Atmospheric Administration (NOAA) che calcola la temperatura del terreno e degli oceani da oltre un secolo, ed ha potuto rilevare così che nello scorso mese la temperatura media è stata di 12 gradi Celsius, ben al di sopra della media del ventesimo secolo. Un caldo record che si è registrato in particolare nell’emisfero Nord, compresa l’Europa dove in effetti ci siamo sorpresi di non vedere la neve fino praticamente a febbraio.
Il gennaio scorso non è un caso isolato, ma infatti segue il record del 2011, uno degli anni più caldi della storia, a causa del quale, affermano gli geologi, alcuni fenomeni naturali incontrollabili come uragani, siccità e, perché no, anche correnti ghiacciate improvvise come quelle dei giorni scorsi, saranno sempre più frequenti. Sicuramente vi sarete resi conto di quanto negli ultimi anni le condizioni metereologiche siano state sempre più estreme, con temperature o troppo calde o troppo fredde.
Secondo i metereologi americani dovremo abituarci a tutto ciò perché d’ora in avanti sarà sempre più frequente. Per gli scienziati dell’MIT gli uragani come Irene che nella scorsa estate ha devastato i Caraibi e parte degli Stati Uniti avvengono una volta ogni 3-20 anni in condizioni normali. Ma Katrina ce la ricordiamo bene, come ci ricordiamo altri uragani che si sono susseguiti tra questi due. Secondo quanto affermano infatti, il riscaldamento globale porterà ad un centinaio di uragani ogni 3 anni, e fenomeni come Irene o altre condizioni estreme saranno ormai la normalità.
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