L’ex ministro dell’ambiente Andrea Orlando parla dell’inserimento dei reati ambientali nel codice penale italiano, punzecchiando il Governo Renzi che sul tema sembra particolarmente imbambolato: approvazione quasi all’unanimità e in breve tempo alla Camera, dieci mesi di dimenticatoio in Senato. Perché?
Continuano le polemiche sulla titubanza del Governo Renzi ad approvare la riforma che inserirebbe i reati ambientali nel codice penale: la recenti assoluzioni e prescrizioni per la discarica di Bussi e per l’azienda Marlane inaspriscono le a dir poco comprensibili critiche al Governo. I procuratori italiani affermano di avere le armi spuntate, ribadiscono l'”inadeguatezza delle leggi”, il “delittuoso ritardo del legislatore” e la loro stessa, enorme frustrazione in merito alla materia dei reati ambientali in Italia. Diversi esponenti politici spingono l’esecutivo a darsi una mossa, tra questi Paola Nugnes, rappresentante del M5S in Commissione Ambiente, e l’ex titolare del ministero, Andrea Orlando, ora balzato alla guida del ministero della Giustizia.
Orlando in una recente intervista ha messo il dito nella piaga della mancata approvazione della riforma per l’inserimento dei reati ambientali nel codice penale. Secondo Orlando le recenti sentenze non fanno che ribadire come “la riforma dei reati ambientali è assolutamente necessaria”, nonché l’urgenza con la quale dovrebbe essere approvata. Afferma di aver sollecitato più volte la ripresa dei lavori per l’approvazione, ma dato lo stallo sulla riforma chiesta a gran voce da tutto il paese – a parte i colpevoli di disastri ambientali e le mafie – non sembra che l’influsso del ministro fino a ora sia stato sufficiente. Nondimeno Orlando continua a spingere per la riforma:
Il vero obiettivo non è aumentare i termini della prescrizione. Bisogna, invece, approvare finalmente i reati ambientali, inserirli nel Codice penale, precisando meglio le responsabilità e aumentando le pene per fatti che sono oggettivamente gravissimi. L’aumento delle pene fa scattare automaticamente quello dei termini di prescrizione.
Aggiungendo, in merito sempre alla possibilità di aggirare la trappola della prescrizione
Dobbiamo trasformare le contravvenzioni in veri e proprio delitti per permettere alla magistratura di usare strumenti investigativi più efficaci. E far pagare finalmente chi inquina. Solo così eviteremo il grave problema della prescrizione.
Di recente contro la prescrizione si era peraltro lanciato anche Francesco Greco, capo della procura di Napoli Nord, che si interessa di buona parte dei casi relativi alla terra dei fuochi. La prescrizione è sempre in agguato, ha ribadito,
Anche se accertiamo gli autori del “tombamento” di rifiuti pericolosi se questo è avvenuto 20 anni fa non possiamo fare nulla. Invece se il reato di disastro ambientale fosse considerato reato con effetti permanenti, pensiamo all’inquinamento delle falde, la prescrizione avrebbe termini molto più lunghi.
La riforma per l’inserimento dei reati ambientali nel codice penale è una misura assolutamente prioritaria in Italia, terra di ecomafie e disastri ambientali e terra delle mancate punizioni. L’esito dei processi sulla discarica di Bussi e l’azienda Marlane sono l’ennesima riprova di una carenza legislativa vergognosa, cui tutti sembrano voler mettere una pezza, e per la quale si attende che il Governo Renzi si svegli e passi all’approvazione al Senato quanto prima, trasformando una volta per tutte i buoni propositi in realtà concreta.
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