Il rapporto dell’ISPRA (l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale), l’Annuario dei Dati Ambientali 2010, presentato oggi a Roma, ci restituisce la fotografia di un ambiente italiano fortemente compromesso, con qualche sprazzo di luce qua e là, come la diminuzione degli incendi, fenomeno in calo ma pur sempre estremamente dannoso per gli effetti nefasti sul patrimonio boschivo nazionale.
La qualità dell’aria è minata dall’inquinamento atmosferico che incombe sempre più minaccioso sulle città italiane, ne avevamo già avuto ampia testimonianza nei mesi scorsi con lo sforamento di polveri sottili oltre la soglia limite di 35 giorni all’anno concessa dalla normativa di riferimento UE, sforamento avvenuto in tempi record in metropoli come Milano, a poche settimane di distanza dall’inizio del 2011.
In Italia, come si apprende dal rapporto, dal 1990 al 2009, sono calate le sostanze acificanti: dell’87,2% le emissioni di zolfo, del 51,3% quelle di ossidi di azoto (-51,3%) e del 16,5% per quanto riguarda l’ammoniaca. Restano invece preoccupanti i tassi di polveri, ozono e biossido di azoto, tanto che nel 2009 nel 45% delle stazioni di monitoraggio di PM10 si è oltrepassato il valore limite giornaliero.
Per quanto riguarda il PM2,5, ancora più pericoloso per la salute perché con particelle così minuscole da riuscire a penetrare più facilmente nel sistema respiratorio, per ora si sa soltanto che il 77% delle 60 stazioni rispetta il valore limite che entrerà in vigore nel 2015, fissato a 25 μg/m3.
I gas serra nel 2009 hanno registrato un calo del 9,3%, ma siamo lontani dagli obiettivi stabiliti dal protocollo di Kyoto.
Per quanto riguarda il clima l’ISPRA ha registrato un’anomalia termica positiva negli ultimi anni. C’è stata una riduzione delle riserve nivo-glaciali dell’arco alpino che ha fatto a sua volta scemare la disponibilità di risorse idriche. Per quanto concerne il fattore biodiversità legato ai cambiamenti climatici si registra un aumento di specie tropicali nell’ambiente marino.
Come spiega Stefano Laporta, Direttore Generale dell’ISPRA, la crisi economica che ha stravolto i mercati nel 2009 non ha sortito grandi effetti sui trend climatici:
L’aumento della temperatura a livello globale e in Europa osservato negli ultimi decenni è inusuale. In Italia, analogamente ai tre anni che lo hanno preceduto, il 2009 è stato un anno sensibilmente più caldo della norma con un’anomalia media di + 1,19 °C.
Sul fronte della salute pubblica legata alle condizioni ambientali, la perdita di biodiversità, con la distruzione degli habitat, rappresenta un fattore di rischio per lo sviluppo di malattie infettive, come testimoniato dall’OMS, l’Organizzazione Mondiale della Sanità:
le alterazioni ecosistemiche hanno contribuito globalmente alla variazione d’incidenza di oltre 20 malattie infettive. I cambiamenti climatici infatti favoriscono l’espandersi di vettori come, per esempio, le zanzare, già influenzato dalla scomparsa di animali predatori come pipistrelli e rondoni.
Gli incendi hanno registrato un calo negli ultimi anni, ma il dato grave resta: nel 2009 sono andati in fumo in Italia 31 mila ettari di boschi, il 40% nella sola Sardegna, con un carico di emissioni di CO2 in atmosfera non certo trascurabile. La riforestazione e l’afforestazione hanno incrementato la superficie forestale, un dato positivo purtroppo oscurato dalla situazione di rischio che vige nel restante territorio, afflitto dal fenomeno delle frane. Dati da brivido, quelli che ci arrivano dall’ISPRA, che ci fanno sentire, di fatto, tutti pericolosamente in bilico a causa del devastante e dilagante rischio idrogeologico:
Sono 5.708 (pari al 70,5% del totale) i comuni italiani interessati da cedimenti e smottamenti. Di questi, 2.940 sono classificati con livello di attenzione molto elevato, 1.732 con livello elevato e 1.036 con livello medio.
[Fonte: ISPRA]
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