A quasi due mesi dall’approvazione del decreto e dopo 9 mesi di dibattiti il Quinto Conto Energia è diventato definitivo. Ieri finalmente i ministri Passera (Sviluppo Economico), Clini (Ambiente) e Catania (Agricoltura) hanno firmato il decreto con cui le nuove regole entreranno in vigore. Ci è voluto così tanto, dopo che il provvedimento era stato stabilito a metà maggio, perché le associazioni di categoria erano insorte ed avevano chiesto diversi aggiustamenti. Alcuni di questi sono stati accolti, ed ora si parte.
Ma le associazioni non sono contente. Il punto sul quale c’è stato il maggior dibattito è stato la burocratizzazione del comparto. Erano tutti insorti quando si era stabilito che tutti gli impianti superiori ai 12 Kw dovevano essere registrati in un apposito elenco nazionale, con tutto ciò che ne comporta, in particolare per quanto riguarda le procedure burocratiche. Le associazioni volevano eliminare questo obbligo, le Regioni portare l’asticella verso l’alto, soltanto per i grandi impianti superiori ai 100 Kw. Il Governo ha agito, ma lo ha fatto giusto per dare un contentino, aumentando la produzione per cui la registrazione diventa obbligatoria a 20 Kw.
In pratica ora tutte le fabbriche che vorranno installare pannelli solari o altre fonti rinnovabili per alimentare la propria attività dovranno registrarsi. Qualche cambiamento positivo però è stato apportato. Ritornano infatti i finanziamenti per le zone degradate e per la sostituzione dei tetti in amianto con quelli nuovi a pannelli solari, anche se secondo l’on. Ferrante del PD questi sono troppo pochi e non incentiveranno i lavori. Bene invece le agevolazioni per quanto riguarda il solare termico, mentre chi è scontento è il settore dell’eolico.
Mentre ci si è concentrati molto sul solare, dove pure sono stati tagliati i finanziamenti, sull’eolico si è fatto poco o nulla, di fatto ostacolando la crescita del settore. Il cuore della protesta lo spiega bene Massimo Sapienza del movimento Sos Rinnovabili:
Ha vinto la burocrazia: il che vuol dire che aumenteranno i costi per i produttori e per i cittadini. E’ paradossale che mentre si continua a parlare di tagli alle spese superflue se ne aggiungano altre rendendo obbligatori registri perfettamente inutili. Noi avevamo proposto di arrivare agli stessi obiettivi di contenimento della spesa con il metodo tedesco, cioè con l’abbattimento automatico degli incentivi man mano che si raggiungono determinati livelli di produzione: un metodo semplice e molto sicuro, capace di rendere il mercato fluido. Come per la vicenda degli esodati il governo ha rifiutato il dialogo, non ha accettato un confronto sui numeri, si è arroccato in difesa. Non è la strada per far crescere il Paese.
Il decreto diventerà legge a settembre.
[Fonte: Repubblica]
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