L’EU respinge l’appello dell’Italia contro la sentenza di primo grado che l’aveva condannata al risarcimento dei costruttori dell’ecomostro di Punta Perotti, considerato atto illegittimo di esproprio e demolizione. L’EU dà quindi torto all’Italia: dovrà versare 49 milioni di euro alle tre ditte, la Sud Fondi, la Mabar e Iema, per l’abbattimento messo in atto nel 2006 dei tre edifici da tredici piani in prossimità del lungomare barese.
La Grande Camera di Strasburgo boccia il ricorso del governo italiano e conferma la sentenza emessa il maggio scorso riguardo all’abbattimento dell’ecomostro di Punta Perotti, che impediva la vista del mare sul lungomare barese, non 353 milioni come chiesto a suo tempo dall’accusa ma 49 milioni di euro, per le società costruttrici, in quanto la confisca, non essendo prevista dalla legge italiana, ha avuto la forma di un’ingerenza dello Stato al diritto altrui alla proprietà privata.
Dato il protrarsi della battaglia giudiziaria e il contemporaneo abbattimento delle strutture con creazione anche di aree parco nella zona, è stato infine concordato un risarcimento monetario. L’Italia, nel suo ultimo ricorso appena bocciato, aveva sostenuto che la costruzione dell’ecomostro non aveva rispettato alcune delle condizioni legislative necessarie, e che inoltre l’entità dell’indennizzo stabilito dall’EU fosse eccessivo, ma il collegio di cinque giudici della Grande Camera di Strasburgo non ha ceduto su nessuno dei punti. Il governo italiano dovrà quindi lautamente rimborsare le aziende coinvolti.
E si conclude così la storia di un grande successo per gli ambientalisti, trasformato nel corso di pochi anni in un fallimento dalle gravi implicazioni, che stabilisce un precedente negativo nella lotta italiana all’edilizia scriteriata e irrispettosa del paesaggio. Occorre ora augurarsi che la lotta a tale tipo di abusivismo non conosca battute d’arresto a causa dell’errore commesso dalle autorità in merito alla vicenda di Punta Perotti, ma che induca soltanto a una più attenta valutazione delle procedure di blocco e abbattimento dei tanti altri ecomostri sparsi per la penisola.
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