In Europa le emissioni sono in calo di 50-100 milioni di tonnellate l’anno, o in termini percentuali del 2,5-5% all’anno, mentre il mercato del carbonio ha ora un valore di oltre 56 miliardi di dollari. Si tratta di un grande risultato per l’Europa, ma che ha anche importanti conseguenze per il resto del mondo, soprattutto per gli Stati Uniti. L’accidentata strada del sistema di scambio di emissioni (ETS) è diventata efficace, proprio come vogliono fare i politici americani tramite il cap and trade.
Ma se il nostro Continente ha così tanti problemi (ad esempio l’Europa dell’Est continua ad inquinare senza limiti), cosa fa dell’Europa l’esempio da seguire per il resto del mondo? Uno degli aspetti potrebbe essere l’introduzione dello scambio di quote di emissione, ancora non attuato in tutti i Paesi, ma che secondo i primi dati sembra funzionare. Gli altri aspetti dopo il salto.
Un aspetto spesso sottovalutato sono i prezzi che possono essere volatili e influenzati da numerosi fattori imprevisti, ma che fino ad oggi si sono ridotti al di sotto delle aspettative in concomitanza con l’abbattimento delle emissioni; gli effetti dei provvedimenti climatici hanno avuto uno scarso effetto sul Pil, ed anche questi sono stati inferiori rispetto al previsto. L’industria trae profitto dall’assegnazione gratuita di fondi europei per progetti finalizzati all’ecologia; in questo modo si stimola anche una certa competitività internazionale, ma senza i famosi aiuti di Stato. La legislazione europea infatti prevede dei finanziamenti elargiti direttamente dall’Unione dopo approvazione del progetto e non tramite Stato. Tutto questo è fatto per garantire un mercato quanto più libero e “corretto” possibile.
Ed infine, c’è il vero punto forte dell’economia dell’Unione, che è l’abbattimento delle frontiere, il quale è politicamente attraente, alimenta gli interessi economici, e favorisce un incremento degli scambi internazionali che ad esempio in America non è più possibile in quanto, essendo ormai tutto un unico grande Paese, non garantisce più questo stimolo.
Si pensava che il cap and trade europeo (molto diverso da quello americano) fosse destinato al fallimento. Ma ciò ha consentito inizialmente di produrre molti utili alle imprese che ne hanno tratto enormi profitti, e ha anche permesso alle nazioni di avvicinarsi agli obiettivi di Kyoto.
Fonte: [Treehugger]