Proteste contro la BP a Milano e Londra

di Redazione Commenta

La giornata di ieri è stata una delle più terribili, dal punto di vista mediatico, per la BP da quel maledetto 20 aprile scorso, quando l’incendio alla Deepwater Horizon ha fatto scattare il più grande disastro ecologico della storia americana ed uno dei peggiori al mondo.

Attivisti, ambientalisti e semplici cittadini si sono riuniti nelle città di Londra e Milano per protestare contro l’operato della compagnia petrolifera che ha recentemente annunciato trivellazioni a 500 km dalla costa siciliana, oltre ad aver fatto altre azioni disastrose come la gestione scellerata dell’emergenza, la buonuscita milionaria ad uno dei responsabili del disastro, la sottostima dei risarcimenti e per ultima, se venisse confermata, la pressione fatta sul Governo britannico per liberare un terrorista libico al fine di ottenere l’autorizzazione da Gheddafi a trivellare nel Golfo della Sirte.

Una serie di mosse anti-ambientaliste che hanno fatto scattare una lunga serie di forme di protesta. A Milano i contestatori ci sono andati cauti, preferendo proteste “simboliche” come la restituzione della benzina ai distributori BP, l’invito a boicottarli ed il “regalo” di taniche di acqua inquinata.

Molto peggio è andata in Inghilterra, dove stando ai numeri forniti da Greenpeace, 46 delle 50 stazioni di servizio sono state chiuse o boicottate. Gli attivisti hanno fatto saltare gli interruttori di sicurezza degli erogatori, in modo da non permettergli più di distribuire il carburante, mentre al distributore di Camden, a Nord di Londra, alcuni degli ambientalisti sono riusciti ad arrampicarsi fino in cima all’insegna della BP per sostituirla con un’immagine di un girasole verde che affonda in un mare di petrolio (foto sopra).

Intanto la direzione dell’azienda ha smentito quelle cifre, parlando di “solo” 30 stazioni bloccate, anziché 46, da

un irresponsabile e infantile atto in grado di interferire con i sistemi di sicurezza.

La protesta, dicono dalle associazioni che l’hanno organizzata, ha un molteplice scopo. In primo luogo si vuol sensibilizzare la gente a superare la cosiddetta “età del petrolio”, passando alle energie rinnovabili; vuole mettere in luce la cattiva gestione della sicurezza nel Golfo del Messico, dove secondo molti il disastro era già annunciato, ma soprattutto è servita per far sapere alla BP che la gente non vuole altre trivellazioni nel Mediterraneo ed in tutta Europa.

Fonte: [The Guardian; Ansa]

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non verrà pubblicato.

You may use these HTML tags and attributes: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <s> <strike> <strong>

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.