In questi giorni si sta celebrando in tutto il mondo il 40° anniversario della “conquista del suolo lunare” portata a termine da Neil Armstrong e Buzz Aldrin in una serata estiva che è passata alla storia. Per raggiungere questo ambizioso obiettivo, il progetto che è stato avviato, durato 8 anni, era chiamato “Programma Apollo“. Oggi la Terra si appresta ad affrontare un nuovo progetto altrettanto ambizioso, per il quale ci sarà bisogno probabilmente di un altro programma Apollo per affrontare il cambiamento climatico. Dopotutto, come si stanno chiedendo molte associazioni ambientaliste negli ultimi tempi: “se siamo riusciti ad arrivare sulla luna, perché non possiamo risolvere i nostri problemi energetici?”
Nel 1961, quando la NASA stava cercando di capire come raggiungere la luna, i due principali approcci presi in considerazione furono il volo diretto, in cui un gigantesco razzo sarebbe dovuto andare dritto verso la luna, oppure agganciare il satellite attraverso l’orbita terrestre. Ma per il trasporto di carburante sufficiente a decollare, sbarcare sulla luna e ritornare, c’è stato bisogno di un grosso veicolo spaziale.
Un ingegnere di nome John Houbolt ebbe un’altra idea:
Solo il piccolo e leggero LEM, non l’intero veicolo spaziale, sarebbe a sbarcato sulla Luna e questo forse è stato il grande vantaggio. Poiché il Länder sarebbe scartato dopo l’uso e non torna sulla Terra, la NASA può personalizzare il LEM per manovre di volo in ambiente lunare e per lo sbarco dolce sulla Luna.
Anche se apparentemente tale scelta non sembra centrare nulla con l’ambiente, essa fa capire come delle volte la scelta più semplice, non la più ovvia, sia quella migliore. Perché sprecare soldi e tempo per costruire un immenso marchingegno quando si può ottenere lo stesso risultato con un mezzo più piccolo e agile? Questa scelta rivoluzionò il mondo una volta, e magari potrebbe farlo di nuovo. Si legge sul Chronicle:
Non abbiamo bisogno di una grande mobilitazione di fisici, chimici, ingegneri e altri esperti di hardware per risolvere la crisi energetica. Abbiamo sicuramente bisogno di molti di loro per lavorare su di essa. Ma forse più importante sarebbe il potenziale contributo del comportamento [di tutti] e delle scienze sociali. Migliori pannelli solari, isolamento, e più efficienza sono obiettivi raggiungibili se vogliamo, i maghi da laboratorio possono farcela. Il vero problema è che la crisi energetica è soprattutto nelle nostre teste, nelle nostre abitudini e nei troppi comfort.
Anche qui, come per la Luna, c’è bisogno dunque di un Programma Apollo, a cui non partecipa solo la Nasa, ma tutto il mondo. Il programma consisterà nel modificare le nostre abitudini, installare collettori solari ed eolici piuttosto che affidarci al petrolio, prendere la bicicletta anziché l’auto e fare tanti piccoli gesti che renderebbero fattibile una rivoluzione verde che la gente aspetta troppo che venga dall’alto. Non si sa poi da chi nè da dove.
Fonte: [Treehugger]