L’energia solare è molto ecologica, grazie all’enorme reattore a fusione nel cielo che genera energia sufficiente per tutte le esigenze dell’umanità. Ma se mettiamo i pannelli solari sulla superficie della Terra, si ha a che fare con due grossi problemi: 1) L’energia solare rimbalza nell’atmosfera, soprattutto nelle giornate nuvolose, e 2) non si ottiene energia durante la notte.
Gli ingegneri giapponesi hanno trovato una soluzione teorica per entrambi questi problemi, pronta però tra qualche decennio: mettere i collettori solari in orbita geostazionaria (35.700 km) dove arriva la luce solare diretta 24 ore su 24, 7 giorni su 7, ed inviare il fascio verso il basso usando le microonde. I progressi sono stati lenti finora, ma il Giappone sta finalmente affrontando la svolta. Bloomberg segnala che:
Mitsubishi Electric Corp. e IHI Corp. aderiscono ad un progetto da 21 miliardi dollari per costruire un gigantesco generatore di energia solare nello spazio entro i prossimi 30 anni e di invare il fascio di energia elettrica a terra […] Il Giappone sta sviluppando la tecnologia per una stazione solare, dotata di quattro chilometri quadrati di pannelli solari, e spera di averlo pronto in tre decenni.
Un gruppo di ricerca che rappresenta 16 aziende, tra cui Mitsubishi Heavy Industries Ltd., trascorrerà quattro anni per sviluppare la tecnologia per trasmettere elettricità senza cavi sotto forma di microonde. Il prossimo passo sarà capire come ridurre i costi per inviare tutto quel materiale nello spazio. Questo probabilmente significa meno costi e più efficienza di lancio, ma anche dei pannelli solari e delle attrezzature più leggere. Mentre il progetto potrebbe sembrare fantascientifico adesso, è probabile che non lo sarà più tra 30 anni.
Per quelli che temono che inviare gigawatt di energia dallo spazio possa essere pericoloso, la risposta la dà il CEO Solaren:
hanno respinto i timori, sollevati in passato, che il raggio di trasmissione potrebbe danneggiare gli uccelli o i passeggeri delle compagnie aeree che finiscono nel suo percorso. Il fascio sarebbe troppo diffuso per creare questo disagio. “Questo non è un raggio laser della morte”, ha detto Boerman. “Con un aereo che vola ad alta quota, il sole già ora è circa quattro o cinque volte più forte di com’è a terra”.
Una no-fly zone avrebbe bisogno di essere creata, ma tutti i tipi di centrali elettriche ce l’hanno, senza che nessuno si scandalizzi. Ciò che a noi interessa è che la costruzione e le operazioni di impianto non avranno un impatto sull’ambiente. La costruzione della stazione SSP a terra non avrà un impatto ambientale più della costruzione di un impianto fotovoltaico terrestre di eguali dimensioni. I veicoli che navigheranno nello spazio per tutte le operazioni utilizzeranno dei combustibili naturali (H2, O2) e avranno un profilo delle emissioni simile ad una cella a combustibile.
Quando in funzione, l’impianto non emetterà carbonio, mercurio o zolfo. Inoltre, la conversione ad alta efficienza dell’energia in elettricità non richiederà acqua per il raffreddamento termico o la generazione di energia, a differenza di altre fonti di energia di base (nucleare, carbone, energia idroelettrica).
Fonte: [Treehugger]