L’imprenditore svizzero Stephan Schmidheiny, nel processo di appello Eternit sulle vittime dell’amianto, è stato condannato a 18 anni di reclusione, dopo una prima sentenza a 16 anni. Come ha dichiarato il pm torinese Raffaele Guarinello la sentenza
E’ un inno alla vita, un sogno che si avvera.
Molta soddisfazione per l’aumento della pena anche da parte dei familiari e dal presidente dell’Associazione delle vittime dell’amianto.
Forse i parenti delle vittime dell’amianto potranno sentirsi più lieti ora che la loro causa ha raggiunto una sentenza “giusta” e ha sensibilizzato l’intera Italia sulla vicenda. Schmidheiny è stato condannato a 18 anni, dopo una prima sentenza a 16 anni di carcere, perché i giudici hanno esteso la sua responsabilità anche agli altri stabilimenti di produzione di amianto del Paese, ossia all’area industriale di Bagnoli (Napoli) e allo stabilimento di Rubiera (Reggio Emilia). L’altro imputato del processo eternit, il barone belga Louis De Cartier era deceduto in progione il 21 maggio scorso, ma per Schmidheiny la sentenza è arrivata ugualmente così il valore dei risarcimenti per le vittime, la regione Piemonte e il comune di Casale Monferrato.
La condanna è quella di disastro doloso e omissione di cautele antinforntunistiche. Il pm Guariniello è rimasto soddisfatto, così come il presidente dell’Associazione vittime dell’amianto Romana Blasotti che ha commentato
Non vedo l’ora che si finita, sono stanca per tutti gli anni che abbiamo lottato ma contenta che la pena sia stata aumentata.
La donna, divenuta il simbolo della lotta, ha visto morire di tumore cinque familiari. La corte d’appello di Torino ha inoltre disposto provvisionali per la regione Piemonte per 20 milioni di euro, 30,9 milioni per il comune di Casale Monferrato, i sindacati e le associazioni ambientaliste impegnate nella causa anche hanno ottenuto risarcimenti per 100mila euro ciascun sindacato e per 70mila euro le associazioni e per l’Inps; mentre nessun risarcimento è stato riconosciuto all’Inail.
[Fonte: AGI News]
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