A due settimane dal suo insediamento al Ministero dell’Ambiente, Andrea Orlando ha finalmente enunciato, attraverso i social network, le sue intenzioni sulla direzione da far prendere al suo ministero. Evidentemente il ritiro spirituale nell’Abbazia di Spineto è servito ad aprirgli gli occhi e, di concerto con gli altri colleghi di Governo, decidere dove c’è bisogno di operare. Per adesso il Ministro si è limitato a fare solo annunci senza entrare nel concreto, ma possiamo accontentarci dato che la strada tracciata sembra quella giusta.
Prima di tutto, cosa rara vedendo gli ultimi Ministri dell’Ambiente che abbiamo avuto, ha affrontato l’argomento delle bonifiche ambientali. Un problema pluridecennale che sta distruggendo l’Italia, e che Orlando ha deciso di contrastare. Spesso si dice che si sa dove bisogna agire, ma non ci sono i soldi. E allora il Ministro indica dove andarli a prendere, e cioè dai beni sequestrati alla criminalità. Andando a pescare nel fondo giustizia infatti, si riuscirebbero a recuperare almeno parte di quei soldi che i delinquenti, attraverso quella organizzazione ormai nota come Ecomafia, hanno sottratto ai cittadini. Non si riuscirà a recuperare tutto e nemmeno metà del maltolto, ma almeno è un inizio.
Sarebbe dunque giusto che parte di quel patrimonio vada a ripristinare i territori spogliati dal punto di vista ambientale e sociale
dichiara il Ministro, che non si ferma qui. Altri fondi infatti è intenzionato a recuperarli dai finanziamenti europei 2014 e dal patto di stabilità istituendo una sorta di fondo per il dissesto idrogeologico e le bonifiche.
Durante i primi mesi del suo mandato inoltre, Orlando pone altri tre obiettivi: riprendere la normativa (mai entrata effettivamente in vigore ma che tutti i politici promettono) sulla limitazione del consumo del suolo, che serva a riqualificare le aree con tessuto edilizio già esistente ed integrarle con il risparmio energetico, senza andare a costruire dove oggi c’è solo natura; tutelare l’acqua come bene pubblico, seguendo le indicazioni del referendum (anche se nel suo stesso Governo c’è chi continua ad affermare che l’acqua va privatizzata), ed infine rivedere le sanzioni per i reati ambientali. Una disciplina chiesta a gran voce dalle associazioni ambientaliste da anni che ogni volta parte ma non viene mai ultimata.
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