Lo sport nazionale dell’Italia, non è più il calcio, ma lo scarica barile. Quando bisogna trovare il responsabile di qualche danno, si susseguono dita puntate e accuse che non stanno in piedi; quando invece un problema si risolve, c’è la corsa a salire sul carro dei vincitori.
E così capita che se per Napoli, ad emergenza finita (così dicono) l’attuale Governo di centrodestra decanta i propri meriti, quando invece le cose non funzionano, vedi il resto della Campania, la Sicilia e altre Regioni alle prese con i rifiuti, improvvisamente la colpa non è del Governo, ma della politica regionale. Capita così che il Ministro dell’Ambiente, Stefania Prestigiacomo, riferisca alla commissione parlamentare d’inchiesta sul problema rifiuti, ed esponga problematiche e soluzioni. Dopo il salto i casi analizzati regione per regione.
Il coordinamento del ministero dell’Ambiente sui piani di gestione dei rifiuti delle Regioni esiste, ma le emergenze a livello territoriale sono quasi sempre causate dalla mancata attuazione della normativa nazionale. Di fronte alle emergenze non sembrerebbero mancare le leggi, ma atti di attuazione a livello locale.
Così Prestigiacomo prova a giustificare l’assenza dei provvedimenti di Governo sugli scandali dei rifiuti ai bordi delle strade o sulle costruzioni pubbliche (vedi Crotone) che hanno nelle fondamenta dei rifiuti tossici. La colpa dunque, secondo la ministra, è delle Regioni che non fanno il loro lavoro, e della criminalità organizzata che si è “infiltrata” in questi territori. Uno dei problemi principali, secondo il ministro, è il troppo tempo che ci vuole per una bonifica, che può portare ad un disastro ambientale.
Occorre una semplificazione della normativa sulle bonifiche, basti pensare che in un sito di interesse nazionale come Porto Marghera siano oltre 200 i soggetti interessati.
Dopodiché la ministra ha voluto identificare il problema delle 4 aree più a rischio in questo periodo: Calabria, Campania, Sicilia e Lazio, 4 regioni ora governate dal centrodestra, che dovranno fare fronte ad una grave emergenza rifiuti.
La Calabria è quella che, al momento, ne esce meglio al Sud, dato che i danni peggiori sono circoscrivibili alla zona del crotonese. Lì l’emergenza si chiama edilizia pubblica, costruita su discariche abusive. La Prestigiacomo ha annunciato di aver trovato l’accordo per la bonifica di “uno dei siti più inquinati d’Italia”, ma avvertendo che ci vogliono tempi lunghi, ha praticamente condannato la popolazione crotonese a lunghi anni di convivenza con i rifiuti.
Per quanto riguarda la Campania, secondo la Ministra si è usciti dallo stato di emergenza che attanagliava la regione da 15 anni, ed ora inizia la fase di rientro nel regime ordinario. I primi segnali positivi arrivano, visto che negli ultimi 2 anni c’è stata una riduzione della produzione di rifiuti (da 2,6 milioni di tonnellate a 2 milioni), mentre è salito il tasso di riciclo, dal 19 al 30%, con delle eccellenze nelle province di Avellino e Salerno.
Ma è in Sicilia che maggiormente la Prestigiacomo accusa la politica regionale. Il Governo infatti aveva ordinato l’apertura di 4 inceneritori, ma questi ancora oggi non sono entrati in funzione. Le discariche stanno collassando, e così c’è il rischio di ricorrere allo stato d’emergenza.
Si sta uscendo invece dalle problematiche del Lazio, con l’unica soluzione che appare condivisibile: creare una centrale che trasformi i rifiuti in elettricità. Il progetto, avviato dall’Enel a Civitavecchia, potrebbe risolvere una crisi ancor prima che venga avvertita dalla cittadinanza. Il problema è che non si sa quando e se partirà effettivamente.
Fonte: [Ansa]