Dopo il fallimento del congresso di Copenaghen in molti, dagli osservatori internazionali agli ambientalisti, dai politici agli scienziati, hanno riposto le loro speranze nel congresso che ci sarebbe stato un anno dopo, in Messico, in cui ciò che non si era riuscito a fare in Danimarca, si sarebbe potuto completare.
Ed infatti, come spiegato anche in un recente post, già si stava cominciando a discutere dei primi obiettivi. Peccato però che mentre le super-potenze mondiali cercano un accordo, il ministro dell’Ambiente italiano, Stefania Prestigiacomo, tira il freno, ed in un meeting organizzato dall’Enel in occasione del Sustainability Day ha spiegato che secondo lei anche l’incontro del Messico rischia di fallire.
Secondo la Prestigiacomo, le sue previsioni sono realistiche, ma partire con questa idea già 10 mesi prima dell’inizio dei lavori, di certo non fa bene al dialogo.
Sono rientrata ieri da New Delhi dove ho partecipato al summit sullo sviluppo sostenibile, si è trattato di un vertice importante, il primo internazionale dopo Copenaghen, dove è emersa la consapevolezza dei grandi limiti dell’impostazione rigida adoperata per raggiungere un accordo in materia climatica e sulla riduzione delle emissioni nocive. La Comunità internazionale ha bisogno di un approccio nuovo, è impraticabile il metodo seguito fin qui con il doppio percorso per raggiungere da un lato un accordo globale fra tutti i Paesi del mondo sulla riduzione delle emissioni vincolanti, e dall’altro a rinnovare il Protocollo di Kyoto da cui gli Usa sono rimasti fuori. Se si procede con questa metodologia anche il vertice di fine anno in Messico rischia di concludersi con un nulla di fatto perchè Cina, India e, per ragione diverse, gli Stati Uniti, sono indisponibili a trattati vincolanti. Il rischio, è arrivare ad accordi che non avrebbero nessun effetto sul surriscaldamento del pianeta e si trasformerebbero in un handicap economico sul mercato globale per i Paesi ambientali più virtuosi.
Alla fine però il Ministro, forse ricordandosi del suo ruolo, e di quello che ha un Paese come l’Italia sullo scacchiere internazionale, ha aperto ad uno spiraglio di speranza:
Si vuole evitare che in Messico, come accaduto a Copenaghen, per inseguire un accordo impossibile non si concludano gli accordi possibili.
E allora cerchiamo di lavorare su un obiettivo più concreto, e non già partire con l’idea che anche il meeting messicano fallirà, perché altrimenti è inutile pure che inizi.
Fonte: [Ansa]
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