Gli americani, si sa, premiano tutto, dall’impiegato del mese all’azienda che ha mostrato i maggiori miglioramenti, fin nello sport in cui viene premiato persino il miglior panchinaro. Ma le competizioni sulle tematiche ambientali possono essere utili per stimolare il dibattito e soprattutto lo spirito di concorrenza tra le varie aziende che in questo modo cercano di ridurre il proprio impatto ambientale per poter vedere il proprio nome tra quelli premiati. Per questo fa piacere scoprire che una multinazionale come la SC Johnson è stata premiata con il Climate Leadership Award.
Il premio non viene assegnato da una commissione di improvvisati ecologisti, ma dall’EPA (l’Agenzia federale per la protezione dell’ambiente americana), l’Association of Climate Change Officers (ACCO), il Center for Climate and Energy Solutions (C2ES, l’ex Pew Center on Global Climate Change) ed il Climate Registry. Per chi non lo sapesse, l’azienda in questione è quella che produce i prodotti conosciuti anche da noi come Glade, Oust e Autan.
I motivi per cui la Johnson è stata premiata sono tanti. In primis il fatto che il suo più grande stabilimento, quello di Mount Pleasant nel Winsconsin, sia alimentato quasi completamente da un impianto di cogenerazione a metano estratto dalla discarica cittadina, dunque energia rinnovabile. Quella piccola percentuale di energia che ancora non è coperta dal metano verrà presto prodotta da delle turbine eoliche la cui progettazione è già stata avviata.
Altri motivi che hanno portato al premio sono che lo stabilimento del Michigan è al 50% coperto dall’energia eolica, nello stabilimento indonesiano l’80% è coperto dalla combustione di materiale di scarto; in quello olandese c’è una grandissima turbina eolica che taglia 3.500-4.000 tonnellate di metri cubi di CO2 l’anno; ed infine l’azienda del Wisconsin ha 3 mini turbine eoliche.
Nel complesso le industrie della Johnson sono alimentate al 40% dalle energie rinnovabili, mentre le emissioni di gas serra si sono ridotte del 26% negli ultimi 10 anni. Numeri che ci piacerebbe tutte le aziende provassero almeno a raggiungere.
Lesley 1 Marzo 2017 il 1:09 am
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