L’idea del Green Port (Porto Verde), già testata con successo in alcune parti del mondo come Stati Uniti, Finlandia e Germania, e a livello sperimentale in Italia a Civitavecchia, si è rivelata un successo, e a breve sbarcherà in Sardegna.
Alla base del processo del Green Port c’è il risparmio energetico, e la conseguente riduzione delle emissioni. Com’è possibile farlo è presto detto: con le banchine elettrificate. Quando le navi raggiungono il porto, sono costrette a mantenere il motore acceso per fornire elettricità a tutto l’impianto. Ma siccome le navi utilizzano combustibili fossili, in pratica si produce una forte quantità di emissioni inutili. Con le banchine elettrificate invece le navi verranno collegate con una spina elettrica alla rete elettrica portuale, in modo da poter spegnere i motori.
Inoltre l’elettricità del porto non verrà fornita da combustibili fossili, altrimenti le emissioni non cambierebbero di tanto, ma sono in fase di progettazione delle centrali ad energia rinnovabile dedicate, in maniera tale da fornire tutta l’elettricità di cui le navi hanno bisogno.
Nei tre principali porti sardi poi verranno installate delle centraline per il monitoraggio dell’aria per poter cercare di capire quali soluzioni sono più giuste per ogni singola struttura. Il primo porto a testare queste novità sarà quello di Porto Torres, il quale sarà seguito, in caso di successo, anche da quelli di Olbia e Golfo Aranci.
La nostra è una proposta in linea con le tendenze dei porti europei. Con l’incremento di traffico commerciale e crocieristico nelle nostre tre portualità, ritengo sia arrivato il momento di intervenire per studiare nuovi interventi volti alla salvaguardia dell’ambiente e della salute di operatori portuali e cittadini.
ha spiegato Paolo Piro, Presidente dell’Autorità Portuale, il quale conclude dicendo
Nei nostri porti, specialmente nei periodi invernali, le navi sostano per più di dodici ore in banchina con i generatori in funzione. E’ chiaro che si registrino emissioni costanti di fumi e rumori, che certo non giovano alla salute di chi tutto il giorno opera negli scali. Prima di tutto è necessario avviare un tavolo di confronto con gli enti preposti e procedere, successivamente, ad uno studio dello stato attuale, che parta dall’analisi dei dati certi che otterremo dalle rilevazioni di apposite centraline. La prospettiva dei Green Port non è lontana.
Ora attendiamo la riconversione anche da parte degli altri porti italiani.
Fonte: [Adnkronos]
Mauro 1 Settembre 2010 il 8:55 am
Buongiorno, sono felice che anche in Italia si sia posta attenzione si PORTI SOSTENIBILI. Qualche anno fa, anche da noi, si è svolta una conferenza che ha posto l’accento e uno sguardo in questa che sembrava un orizzonte utopico. Inceve ci siamo. Mi fa specie che non si parli anche del problema delle acque di sentina e della soluzione in loco della loro depurazione a costi sostenibili (se è troppo alto il costo per chiamare una ditta specializzata all’espurgo delle acque di sentina della nave, è possibile che più di qualcuno le scarichi al largo. Legislazione favorevole o no). Le possibilità esistono e si potrebbero realizzare, attraverso la fitodepurazione, giardini che depurano in tutti i porti.
Paola Pagliaro 1 Settembre 2010 il 11:26 am
Grazie Mauro per il tuo intervento. Credo che la fitodepurazione sia una soluzione valida e attuabile, anche perché, legislazione o no, sappiamo dalle condizioni del nostro mare che più di una nave scarica le acque di sentina al largo, con quanto ne consegue!