Siamo ormai all’atto finale. Approfittando della crisi economica e dei miliardi di debiti che l’Italia ha, le associazioni ambientaliste hanno colto la palla al balzo e ieri hanno firmato una lettera congiunta in cui chiedono al Premier Monti di far saltare definitivamente il progetto del Ponte sullo Stretto di Messina. Una grande opera di cui l’Italia non ha di certo bisogno, ma che oggi ci è già costata diverse centinaia di milioni di euro senza che nemmeno una pietra sia stata posta.
La lettera era accompagnata da una relazione stilata da Fai, Italia Nostra, Wwf, Legambiente e Man (Associazione mediterranea per la natura), la quale in 245 pagine spiegava i motivi per cui non bisognerebbe fare il ponte. Non solo motivi economici (non ha senso far pagare nuove tasse agli italiani per costruire un’opera inutile dal costo stimato di 8,5 miliardi di euro), ma anche per motivi ambientali e strutturali, dato che tutti gli architetti ed ingegneri del mondo hanno sollevato molti dubbi sull’opera.
Il motivo più evidente sta nel fatto che la Sicilia non è un’isola ferma, ma si allontana di pochi millimetri ogni anno dalla costa calabrese. Che senso avrebbe costruire un ponte per attaccare due terre che si muovono? Inoltre stiamo parlando di due terre sismiche, e se già i ponti normali sono a rischio di fronte ai terremoti, figuriamoci il ponte più lungo del mondo che fine farebbe di fronte alle frequenti scosse telluriche. Scosse che, per inciso, stanno avvenendo anche in questi giorni.
Dal punto di vista ambientale, oltre a problemi paesaggistici visto che questa costruzione di metallo non ci azzecca nulla in un panorama incontaminato come il Mediterraneo, a pagare un prezzo importante sono anche gli uccelli migratori che troverebbero un ostacolo inaspettato.
Il Ponte è un progetto fallito e incompatibile con l’attuale fase economica che vive il paese. Da solo rappresenta un costo pari a oltre un terzo dell’ultima manovra Monti
ha spiegato il futurista Fabio Granata, da sempre strenuo oppositore al progetto. Il ministro Clini, appena insediatosi, aveva detto che il Ponte sarebbe stato valutato e sarebbe potuto rientrare tra quelle opere non prioritarie. Speriamo che ora questo status sia riconosciuto e che si cancelli definitivamente dai piani del Governo.
[Fonte: Repubblica]
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Raffaele 23 Gennaio 2012 il 11:25 am
non fare il ponte sullo stretto è in certo modo lasciare l’italia divisa in due,in particolare la sicilia che restera sempre la cenerentola della nazione. non parlare delle file interminabili. e quando lavoro nascerebbe.