Un’opera insostenibile sotto tutti i punti di vista il Ponte sullo Stretto di Messina, non ultimo quello dei costi dal momento che la concessionaria pubblica Stretto di Messina S.p.A. ha chiesto il 34% in più quest’anno. Ne parla in una nota il WWF che vuole si dica basta a quella che definisce la fiera degli inganni:
Basta con la fiera degli inganni sul ponte dello Stretto di Messina che ha avuto la sua ultima rappresentazione con gli incontri per l’accordo di programma tra Governo ed Enti locali sulle cosiddette opere collaterali e compensative. Non è in alcun modo giustificato un aumento dei costi in un anno di oltre il 34% (da 6,3 del luglio 2010 agli 8,5 miliardi di euro del luglio 2011) chiesto dalla concessionaria pubblica Stretto di Messina S.p.A. al momento dell’approvazione del nuovo Piano economico-finanziario.
In questo momento, prosegue l’associazione ambientalista in una nota, l’Italia non si può proprio permettere di spendere così tanto per una sola opera
insostenibile dal punto di vista economico-finanziario e ambientale, risorse pari ad oltre mezzo punto di PIL. E questo proprio quando la Banca centrale europea e il Fondo Monetario Internazionale ci chiedono maggiori investimenti per lo sviluppo e l’Italia non riesce nemmeno ad attuare, in funzione anticongiunturale, il piano delle piccole e medie opere, da 825 milioni di euro, ottenuto sulla carta nel novembre 2009 dall’Associazione costruttori ANCE e si parla con insistenza del congelamento negli ultimi mesi del 2011 dei pagamenti ANAS e RFI per i lavori in corso.
Per i cittadini, conclude l’associazione, il Ponte è un vuoto a perdere. E’ necessaria più trasparenza, in particolare il WWF vuole sapere come farà il Ministero dell’Economia a fornire risorse per quest’opera, risorse che non ci sono. Vogliamo, chiede l’associazione,
conoscere nel dettaglio le carte del nuovo Piano economico-finanziario, visto che il finanziamento di 1,3 miliardi di euro, previsto nel decreto legge n. 78/2009, è posto a verifica annuale, così come sono del tutto teorici gli aumenti di capitale di ANAS e RFI per la Stretto di Messina S.p.A., mentre l’amministratore delegato della SDM S.p.A., Pietro Ciucci, si attarda a chiedere altre risorse pubbliche e ad avallare l’inserimento nel progetto definitivo, presentato l’8 settembre scorso, di opere compensative che con il ponte non c’entrano nulla: quale la costruzione di un centro direzionale o di un depuratore a Villa San Giovanni, in Calabria, o la copertura del torrente Papardo nel territorio ad alto rischio idrogeologico di Messina, in Sicilia.