Dall’incontro proficuo di politiche agricole e tutela ambientale si può intraprendere un percorso sostenibile che riuscirebbere a coniugare una rivoluzione negli approvvigionamenti alimentari e nei consumi in chiave ecofriendly alla ripresa delle microeconomie e dei mercati locali, con un apporto affatto trascurabile anche sulla qualità della vita dei cittadini e sulla salute pubblica. La ricetta per raggiungere questi obiettivi non è frutto di strane alchimie o peggio di concetti complessi legati al mondo intricato della finanza. Si tratta di meccanismi semplici che ben conosciamo e che stanno alla base di un nuovo stile di vita che sta prendendo gradualmente piede nei cittadini più sensibili ed anche tra le amministrazioni, grandi ma soprattutto piccole.
Dai gruppi di acquisto alla filiera corta, dai prodotti artigianali alla vendita diretta, dai mercati compatibili ad un maggiore controllo su provenienza, qualità e contenuto dei cibi. Di questo e di molto altro si è parlato nei giorni scorsi a Krems, in Austria, nell’ambito del primo Forum europeo dedicato alla sovranità alimentare, ovvero al diritto, per ogni popolo, di autodeterminare le proprie politiche agricole nel rispetto sia dell’ambiente che delle proprie necessità specifiche.
Oltre 400 delegati provenienti da 34 Paesi e rappresentanti di 120 organizzazioni hanno partecipato ai lavori per delineare insieme un nuovo sistema alimentare che abbandoni gradualmente la produzione industriale a favore della più salubre, sia per il Pianeta che per l’uomo, produzione locale.
Per l’Italia, a coordinare la delegazione, c’era Luca Colombo della Firab, Fondazione italiana per la ricerca in agricoltura biologica e biodinamica.
Stiamo apportando un contributo di analisi politica e di buone pratiche estremamente avanzate e all’avanguardia sul piano internazionale. Sia per quanto riguarda le proposte e le elaborazioni politiche, sia nel campo delle pratiche l’Italia, con i suoi venti rappresentanti qui a Krems, ha dimostrato di avere non solo tanto da imparare, ma di poter fornire anche un modello in alcuni settori, ha spiegato Colombo.
Si è vinta la sfida di allineare le posizioni di tutti i partecipanti, nonostante le difficoltà dovute ai contesti sociali di provenienza diversi, ha poi proseguito.
Ora bisogna lavorare, di comune accordo ed a livello internazionale, su alcuni punti cruciali quali:
Valorizzazione dei piccoli agricoltori locali, indispensabile per ridurre l’impatto climatico e ambientale; lavorare per la decentralizzazione dei mercati avvicinando chi produce e chi consuma; politiche comuni a sostegno dei piccoli produttori affinché siano in grado di sopravvivere sul mercato; politiche pubbliche partecipate e no alla privatizzazione dei beni comuni quali acqua, semi e conoscenza.
[Fonte: Adnkronos]