Centomila tonnellate di pneumatici fuori uso, una quantità certamente non risibile, spariscono nel nulla ogni anno. Questi gli sconfortanti dati raccolti nel dossier realizzato da Legambiente con la collaborazione di Ecopneus, presentato oggi nell’ambito di Ecomondo, la fiera dedicata alla Green economy, all’ambiente ed allo sviluppo sostenibile, giunta ormai alla sua quattordicesima edizione e che è in corso in questi giorni a Rimini.
In Italia, stando al rapporto, sono state individuate, a partire dal 2005, 1.049 discariche illegali estese su un territorio complessivo di oltre sei milioni di metri quadrati.
Sul banco degli imputati, per quanto riguarda i grandi traffici, la criminalità organizzata, tanto che la concentrazione maggiore (il 63%) di siti di smaltimento abusivi si localizza, non a caso, in Campania, Calabria, Puglia e Sicilia.
La maglia nera va alla Puglia, che ha all’attivo 230 siti di PFU, quasi il 22% del totale nazionale. Seguono la Calabria con 159 siti, la Sicilia con 141, e la Campania a quota 131. Al Centro è la Regione Lazio ad avere la peggio con ben 77 siti, mentre al Nord il triste primato è del Piemonte con 37 sequestri di discariche abusive di PFU.
Non mancano illegalità al di fuori delle ecomafie perpetrate da piccoli operatori quali gommisti, officine, trasportatori, che creano piccole discariche per risparmiare sui costi di smaltimento.
Quasi tutte le Regione italiani, sedici per l’esattezza, risultano coinvolte, mentre all’estero, come mèta finale, o tappa intermedia, i traffici interessano Cina, Hong Kong, Malaysia, Russia, India, Egitto, Nigeria e Senegal.
Altri dati che emergono dal dossier riguardano le perdite economiche dello Stato, quantificate, per questa tipologia di rifiuti, in 143,2 milioni di euro l’anno così suddivisi:
- 140 milioni di euro dovuti al mancato versamento dell’IVA sulle vendite;
- 3,2 milioni di euro all’evasione dell’IVA sugli smaltimenti.
Pur consistenti, queste non sono le uniche perdite dovute al traffico illegale dei pneumatici fuori uso: alla cifra bisogna aggiungere infatti i mancati ricavi, stimati in almeno 150 milioni di euro all’anno, degli impianti di trattamento in funzione a regime ridotto per via della fuoriuscita dei PFU dal ciclo legale.
Sono a carico dei contribuenti i costi di bonifica delle discariche abusive: oltre 400 milioni di euro complessivi per la messa in sicurezza di quelle sequestrate nel periodo preso in considerazione dallo studio, che va dal 2005 al settembre 2010.
Il danno economico complessivo si attesta dunque ad oltre 2 miliardi di euro, con forti ripercussioni sia sulle casse dello Stato che sugli operatori del settore che lavorano nella legalità. Senza contare i danni al paesaggio ed i gravi rischi per l’ambiente, specie in caso di incendio.
Enrico Fontana, responsabile Osservatorio Nazionale Ambiente e Legalità di Legambiente, ha sintetizzato i dati presentati dal dossier sottolineando come
il traffico illecito di pneumatici fuori uso rappresenti un settore consistente all’interno delle attività illegali legate al ciclo dei rifiuti. Questa tipologia di scorie, infatti, è al centro di oltre l’11% del totale delle inchieste svolte dal 2002 ad oggi, determinando rilevanti problemi ambientali e ingenti danni economici per le casse dello Stato. Proprio per questo è fondamentale che lo stesso mondo delle imprese assuma tale questione come prioritaria per contrastare un consistente mercato nero che dall’Italia si dirama verso l’estero.
Giovanni Corbetta, Direttore Generale di Ecopneus, spiega le difficoltà riscontrate da chi opera nel settore dei PFU, agendo nella legalità:
chi opera nel settore dei PFU sa bene che le potenzialità del settore non sono pienamente espresse a causa di una mancata razionalizzazione complessiva che metta sempre più materiale a disposizione degli impianti che ne effettuano un recupero di materia. Un panorama di piccole aziende con esperienze interessanti e di qualità che il nuovo assetto derivante dal decreto potrà adeguatamente valorizzare e sostenere, attraverso anche il consolidamento degli impieghi a valle oggi già esistenti e lo sviluppo di nuovi mercati e nuove applicazioni.
Il dossier realizzato da Legambiente ha il merito di aver sistematizzato un insieme di informazioni e dati raccolti a partire dai contesti territoriali in cui situazioni di degrado o rischio ambientale legati ai PFU abbandonati sono ben noti; in questo modo diventano una realtà di dimensioni ed interesse nazionale, in cui il nuovo decreto potrà incidere efficacemente per una decisa inversione di rotta.
Il decreto a cui fa riferimento Corbetta è l’atteso provvedimento, a breve in Gazzetta Ufficiale, che darà lo start alla raccolta dei PFU su tutto il territorio nazionale. Ricordiamo, infine, che il traffico illecito di rifiuti è sanzionato dall’art. 260 Dlgs 152/2006 (ex art. 53 bis del Decreto Ronchi), fino ad oggi applicato in 19 inchieste tutte aperte per i PFU. A livello giudiziario sono state 58 le ordinanze di custodia cautelare emanate, 413 le persone denunciate, 122 le aziende coinvolte nei traffici.
Maggiori informazioni reperibili sul sito di Legambiente.
[Fonti: Agi; Legambiente]
Commenti (2)