Se solo ci fermassimo a pensare un istante a quanti oggetti abbiamo a portata di mano, nella stanza, nella casa in cui ci troviamo, realizzati con la plastica, e facciamo una rapida proporzione con il numero della popolazione umana ci renderemo ben presto conto che si tratta di cifre enormi. Ma dove va a finire tutta la plastica usata e non riciclata? E che posto occupa questo materiale nella lista degli inquinanti?
Presto detto. A rispondere ai nostri quesiti ci hanno pensato i ricercatori del College di Farmacia dell’università Nihon a Chiba, con uno studio coordinato da Katsuhiko Saido e presentato in questi giorni nel corso del 238/imo Meeting and Exposition della American Chemical Society a Washington. Secondo i dati raccolti dagli studiosi, la plastica che finisce sulle spiagge, a causa dell’inciviltà di alcuni (molti) turisti, o per mano di smaltitori illegali di rifiuti, è tutt’altro che indistruttibile e non biodegradabile.
Questo è infatti il pensiero comune. Che una bottiglia o un sacchetto di plastica abbandonati sulla riva o gettati nelle acque restino lì, come sassi, inalterati per anni e anni. Non la pensa così Katsuhiko Saido, che ha dimostrato come materiali quali il polistirene iniziano a decomporsi già dopo un anno:
Abbiamo scoperto che la plastica che arriva negli oceani in realtà si decompone in quanto è esposta a pioggia, sole e altre condizioni ambientali, dando origine a un’altra sorgente di contaminazione globale che continuerà ad affliggerci in futuro.
In breve, la plastica si scioglie negli oceani e rilascia sostanze tossiche, prima tra tutte il pericolosissimo per la salute umana bisfenolo A (BPA), che avvelenano le acque e compromettono gravemente gli ecosistemi e gli equilibri della flora e della fauna marine. Pensate che ogni chilometro quadrato di oceano porta a galla oltre 13.000 pezzi di immondizia di plastica, che sono tremendamente nocivi per i pesci che le assorbono.
[Fonte: Ansa]
Brandilyn 28 Marzo 2018 il 3:12 pm
You keep it up now, untsderand? Really good to know.