Dopo la Masdar city di Abu Dhabi e la Dongatan di Shanghai con PlanIT, città intelligente ed eco-sostenibile che già nel 2015 dovrebbe inaugurare a Paredes, 30 km da Porto, si apre ufficialmente in Europa il revival delle greencity, che ora chiamano tutti ecocity, per evitare la facile associazione tra i termini greencity ed utopie verdi con i quali la storia ha ambivalentemente qualificato il movimento di fine ottocento per una città più salubre in risposta alla desolazione della città industriale.
Gli scettici dovranno convincersi che, essendo la città, il futuro habitat del genere umano, questa necessariamente dovrà diventare green e sostenibile, che sia di nuova fondazione o che più auspicabilmente si ristrutturi in senso sostenibile al suo interno. Poiché la città di fondazione è la via più scenica, più economica e per molti versi, più snella burocraticamente da perseguire, è ovvio che si parta da questa.
Il superorganismo urbano avrà un’estensione di 1.600 ettari ed organi dedicati alle varie funzioni vitali ed un sistema nervoso centralizzato di computer in rete utile a coordinarle al fine di minimizzare i consumi di acqua ed energia. Il progetto è di Living PlanIT, azienda portoghese specializzata nello sviluppo di tecnologie ecosostenibili che spiega, tramite Steven Lewis, il funzionamento della sua creatura:
La sua caratteristica fondamentale sarà quella di avere un cervello capace di raccogliere dati da una rete di sensori simile a un sistema nervoso. Questo cervello avrà poi il compito di controllare le varie funzioni vitali della città, dal consumo energetico al trattamento di acqua e rifiuti. Un “metabolismo urbano” lo definisce Lewis.
Il cervello centrale prenderà decisioni per annullare gli sprechi energetici, gestendo virtualmente i flussi di energia nella città, tali scelte saranno prese elaborando i 5 milioni di gigabyte al giorno di dati, registrati dagli organi di senso della città (sensori collocati negli edifici, e negli spazi pubblici) riguardanti: il numero di occupanti delle case, l’umidità relativa, i consumi energetici, la produzione di energie da parte delle microturbine eoliche e dei pannelli solari, e migliaia di altre informazioni.
La città avrà anche un rene che purificherà le acque reflue. Ci sarà infatti un grande lago centrale, nel cuore verde del “central park”, dove le acque chiare verranno sottoposte a fitodepurazione. La maggior parte dell’acqua verrà riciclata, ad esempio gli scarichi di cucina andranno ad alimentare quelli dei bagni. Sui tetti vi saranno serbatoi per raccogliere le acque meteoriche che verranno poi convogliate a giardini pensili utili a detossificare le acque e depurarle dagli inquinanti. Tutte le piante che moriranno a causa dei cicli serrati di fitodepurazione che dovranno operare verranno utilizzate come biocarburante e prontamente sostituite con altre.
Anche l’apparato escretore è progettato per la raccolta differenziata e per avviare alla produzione di energia da reimpiegare all’interno della città la maggior parte dei residui organici. Il progetto prevede l’installazione di un digester anaerobico per la produzione di biocarburanti, e ogni abitazione dovrebbe essere dotata di smaltitori ad enzimi per convertire gli avanzi di cibo e gli altri rifiuti organici in elettricità.
Fin qui: a parte i costi di manutenzione, a parte l’impossibilità di tradurre nelle città costruite ex novo il tessuto sociale dei rapporti che si forma spontaneamente nella città storica, a parte l’omologazione delle cellette esagonali, tutto bene. Bene quindi l’apparato nervoso, bene il respiratorio, bene l’escretore, quel che convince poco sono gli apparati visivo ed auditivo. PlanIt sarà infatti disseminata di un network di microfoni e telecamere nelle quali gireranno applicazioni inquietanti come il software “Find my Kid” utile a individuare i bambini ovunque si trovino in città (e quindi anche gli adulti). Ci chiediamo a quale istanza ecologica risponda questa applicazione.
[Fonti: living-planit.com; wired.it)
Nino 21 Ottobre 2010 il 7:22 pm
il progetto è simile al modello di città come concepita nel venus project http://www.zeitgeistitalia.org
Paola Pagliaro 21 Ottobre 2010 il 7:32 pm
grazie Nino per la segnalazione
Serena Savelli 22 Ottobre 2010 il 12:55 am
E’ vero! Impressionante quel documentario!