Virus, quasi sempre nemici dell’uomo, ma in alcuni casi amici sia del progresso tecnologico che dell’ambiente. In futuro potremo infatti utilizzare batterie a virus, pile costituite da minuscoli virus disseminati sul dispositivo da alimentare. Se ne è parlato nel corso del meeting dell’American Chemical Society, in corso in questi giorni a Boston, i cui risvolti Ecologiae sta osservando con vivo interesse. Vi abbiamo già parlato del pannello fotovoltaico che si pulisce da solo e delle case come centrali elettriche, completamente autosufficienti dal punto di vista energetico.
Oggi ci occupiamo di due ricerche, una del MIT (Massachusetts Institute of Technology) e una dell’università del Maryland, entrambe incentrate su microorganismi incorporati in una pila.
I ricercatori del MIT si sono avvalsi di un virus, denominato M13, che infetta esclusivamente i batteri, innocuo per l’uomo, e lo hanno modificato geneticamente, in modo da ottenere un polo positivo di una pila, un catodo. Come? Facendo in modo che il virus incorporasse i metalli, andando a formare in tal modo una batteria leggera, in grado di funzionare a temperatura ambiente.
I ricercatori prospettano un futuro ricco di pile a virus, dal momento che i film sottili generati dagli organismi sono facilmente incorporabili ovunque, dai cellulari ai vestiti a qualsiasi dispositivo che necessita di energia.
E sempre di batterie a virus si è occupato l’altro studio di cui vi anticipavamo prima, quello realizzato dall’équipe di ricercatori dell’Università del Maryland. Stavolta gli scienziati hanno realizzato un anodo, impiegando un altro virus, il virus del mosaico del tabacco, che è stato modificato in laboratorio al fine di ricavarne un elettrodo di silicio. James Culver, uno degli autori spiega che in futuro il procedimento che porta alla batteria a virus potrà uscire dal laboratorio e da un’ottica sperimentale per
far crescere i virus modificati direttamente nei campi, in modo da rendere il processo più economico.
[Fonte: Ansa Ambiente6Energia]