Habemus piano energetico nazionale. Sarebbe una cosa normale in un Paese normale, ma si sa che l’Italia tanto normale non è, ed infatti il precedente Governo Berlusconi (ma anche quello prima di Prodi, e pure gli altri precedenti sin dagli anni ’90) si era “dimenticato” di redigerlo. Troppo preso in altri impegni poco istituzionali, si era scordato che l’Italia aveva preso un impegno (il famoso 20-20-20), e soprattutto non si era reso conto che gli italiani pagavano bollette tra le più alte del mondo. Per fortuna ora qualcuno se n’è reso conto ed ha deciso di porvi rimedio.
L’obiettivo, presentato dal Ministro dello Sviluppo Economico Passera, è in sostanza quello di far risparmiare gli italiani quando devono pagare le bollette. Ma come fare? L’obiettivo numero uno, che è quello preso da moltissimi altri Governi, è di ridurre le importazioni di fonti energetiche in modo da abbattere i costi. Ma l’Italia ha poco carbone, pochissimo petrolio e quasi per nulla gas naturale. Dunque meglio puntare sulle rinnovabili.
Attualmente spendiamo 62 miliardi di euro l’anno per acquistare energia dall’estero. L’obiettivo è di tagliare questa spesa di almeno 14 miliardi. Per farlo le strategie sarebbero due: una, come detto, sono le rinnovabili che entro il 2020 dovrebbero raggiungere quota 20% del fabbisogno energetico nazionale (attualmente abbiamo superato la metà di tale obiettivo, ma siamo ancora lontani dal raggiungerlo); e poi ridurre di ben il 24% i consumi, puntando sull’efficienza energetica e sulla consapevolezza degli italiani.
Un altro punto innovativo è di avviare una “consultazione pubblica”, come l’ha definita il Premier Monti, per chiedere agli italiani, attraverso dei forum online, come credono si possa fare per uscire da questa impasse. Alla fine del dibattito il Governo trarrà le sue conclusioni, per poi tentare di trasformarle in legge. Il problema sarà proprio questo: tradurre le buone intenzioni nei fatti concreti, e si sa quanto il Parlamento sia cieco in questo senso.
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