Il mondo si è scandalizzato quando per tutta l’estate dello scorso anno nel Golfo del Messico il popolo più tecnologicamente avanzato del pianeta non riusciva a chiudere un buco da cui fuoriuscivano litri e litri di petrolio greggio. Ma oggi si scopre che in Russia ogni anno c’è una fuoriuscita di petrolio che inquina il territorio, creando disastri ecologici enormi, per una quantità di circa 6 volte superiore alla vicenda della BP. Nessuno si scandalizza soltanto perché…non è mai stato reso noto.
Lo ha scoperto l’Associated Press che ha stimato in circa 5 milioni di tonnellate di petrolio (l’1% della produzione nazionale) le perdite che ogni anno il Paese ex Sovietico spreca, disperdendole nell’ambiente. Il motivo è da ricercare nelle infrastrutture fatiscenti che, con il clima rigido, si ritrovano piene di buchi. Un po’ come la rete idrica italiana, solo che stavolta non si perde acqua ma petrolio.
Il combustibile filtra dalle condutture arrugginite e dai pozzi, contamina il suolo, uccide gli animali e le piante che crescono in quelle zone, e di questi 5 milioni di tonnellate, almeno mezzo milione entra in circolo nei fiumi che sfociano nel Mar Glaciale Artico, sconvolgendo l’equilibrio ambientale.
Uno dei motivi per cui non si è saputo, oltre al fatto che come si è visto di recente, il regime non ci pensa due volte a far fuori i giornalisti scomodi, sta nel fatto che il disastro è meno evidente. Non c’è una perdita immensa come quella della BP, ma migliaia di piccole perdite che, goccia per goccia, disperdono l’oro nero per tutto il Paese. E secondo quanto affermano dall’AP, il problema non dovrebbe nemmeno essere limitato al territorio russo visto che i Paesi confinanti, ma anche altre nazioni del resto del mondo, hanno infrastrutture fatiscenti simili che rendono incalcolabile la quantità di petrolio perso che va ad inquinare la nostra Terra. Segno, ancora una volta, che è ora di chiudere definitivamente i rubinetti.
[Fonte e foto: Treehugger]