In Italia si parla tanto di rinnovabili, ma a quanto pare si torna sempre a pensare solo al petrolio. E’ quanto vorrebbe fare il Governo Monti, in uno dei suoi ultimi provvedimenti, in una terra già sovrasfruttata per l’oro nero come la Basilicata. L’obiettivo è di estrarre una media di 50 mila barili al giorno di petrolio greggio nella frazione di Tempa Rossa che si è rivelata una delle zone più ricche di petrolio d’Italia.
Petrolio peraltro di cui si occuperanno le grandi compagnie straniere visto che per il 75% le estrazioni sono effettuate dalla Total ed il restante dalla Shell. Secondo il sindaco della città, Rosaria Vicino,
il petrolio è fondamentale per il nostro sistema di sviluppo. E’ l’elemento intorno al quale ruotano tutte le nostre speranze.
L’obiettivo è di ridurre le importazioni di fonti fossili che servono per il nostro fabbisogno energetico nazionale, le quali ammontano a circa 62 miliardi di euro l’anno. Grazie allo sfruttamento di Tempa Rossa si potrebbe tagliare l’acquisto di ben 14 miliardi. E’ vero che in questo modo si risparmia sull’importazione e si creano posti di lavoro (circa 25 mila posti entro il 2020 tra tutti i progetti di estrazione), ma poi i conti con l’ambiente chi li fa? Sì perché quando tra qualche mese Monti lascerà Palazzo Chigi farà trovare dei buoni conti sulla carta. Ma sul lungo periodo qui si parla di raddoppiare le estrazioni di petrolio e di gas naturale, il che significa aumentare, e di molto, le emissioni.
Va detto, ad onor del vero, che sono state incentivate anche le rinnovabili e le politiche di efficienza energetica, ma mai quanto i settori più “sporchi”. Attualmente l’Italia è il Paese in cui si stima siano presenti le più grandi riserve di petrolio onshore d’Europa, di cui la maggior parte proprio in Basilicata. In passato però si è sempre tentato di limitarne l’utilizzo. Fino ad oggi quando la crisi economica ha costretto a mettere mano alle riserve che abbiamo ancora a disposizione.
[Fonte: The Guardian]
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