Nonostante l’appello alla tutela che ormai viene ribadito da oltre un anno, la situazione del cibo italiano lascia ancora perplessi tanto che, nell’ultima rilevazione effettuata da Arpa Lazio, pare siano ancora tanti i residui di pesticidi che finiscono nei nostri piatti. In particolare su 678 alimenti controllati, sono risultati 3 completamente irregolari, 53 regolari con un solo residuo chimico, e 19 regolari con più di un residuo.
I dati hanno così accertato che nelle aree di Roma, Latina, Rieti e Viterbo, sono presenti pesticidi che possono anche nuocere alla salute. La notizia però non è così negativa visto che gli appelli del passato sono serviti a qualcosa. Anche se non si è risolto del tutto il problema, almeno è stato ridotto visto che la quantità di cibi contaminati è diminuita rispetto all’anno scorso. I campioni di verdura contaminata si sono ridotti della metà, passando dal 10,5 al 5,7%, mentre quelli regolari con più residui sono quasi spariti (appena lo 0,6%). Sopravvivono, anche se ridotti, i campioni di frutta regolari con un residuo passati dal 23,6 al 14%, e quelli con più di un residuo dal 10 al 7,7%.
Nonostante rispetto allo scorso anno le analisi abbiano evidenziato una diminuzione dei campioni irregolari, continua ad emergere la presenza di campioni multi residuo, ossia regolari con la presenza contemporanea di diversi residui chimici nello stesso campione di frutta, verdura o prodotto derivato
afferma Cristiana Avenali, direttrice di Legambiente Lazio, che ammonisce le autorità a mantenere alta la tensione e continuare a promuovere il cibo biologico che non ha bisogno di questi additivi chimici. La buona notizia è che nessuno dei campioni di olio d’oliva, miele, vino, marmellate, pasta, pane e passate di pomodoro è risultato irregolare, grazie anche ad una normativa europea più stringente che ha comportato un maggiore controllo delle sostanze impiegate.
E’ necessario capire al più presto quali siano i rischi a cui sono esposti bambini e adulti a causa della presenza sempre crescente di prodotti multi residuo che, anche se a piccole dosi e sotto i limiti stabiliti dalla legge, possono avere un effetto cancerogeno su chi li consuma, oltre a causare danni ambientali dovuti alla contaminazione dell’acqua, dell’aria o del suolo. L’unica soluzione possibile appare quella di promuovere con forza un tipo di agricoltura più sostenibile, ossia che faccia sempre meno uso di sostanze chimiche, i cui effetti non sono mai completamente controllabili nè prevedibili; un’agricoltura, quindi, che fondi la sua forza sulla biodiversità
ha concluso Lorenzo Parlati, presidente di Legambiente Lazio.
[Fonte: Adnkronos]