Pesticidi killer, Greenpeace, altre ONG e gli apicoltori contro Syngenta e Bayer: via all’azione legale in difesa del noto bando europeo contro i pesticidi killer. Le multinazionali fanno ricorso contro la decisione della Commissione Europea al fine di annullare il divieto di utilizzo ma gli ambientalisti non ci stanno a rischiare di perdere il divieto arrivato dopo tanti sforzi e richieste.
Ricomincia la battaglia per i pesticidi killer: l’obiettivo delle ONG e degli apicoltori è chiaro, il divieto dell’Unione Europea deve rimanere in vigore. L’allarme è tornato sotto i riflettori per un motivo ben preciso: il ricorso delle multinazionali Syngenta e Bayer contro la decisione della Commissione Europea. Stiamo parlando di giganti la cui possibile influenza non va mai sottovalutata.
Bayer e Syngenta hanno scatenato i loro avvocati per attaccare un divieto che è scientificamente rigoroso, giuridicamente corretto e che aiuta a proteggere gli interessi generali degli agricoltori e dei consumatori europei. Il bando parziale di questi tre pesticidi è solo un primo e necessario passo per proteggere le api in Europa. Va difeso dagli attacchi di aziende che perseguono i propri interessi a scapito dell’ambiente.
La discussione, sempre molto animata, attorno alle problematiche derivanti dai pesticidi killer delle api (ma non solo delle api, naturalmente), va avanti da lungo tempo. È interessante segnalare per chi volesse approfondire l’argomento il nuovo studio di Greenpeace, Gocce al veleno, ottimo approfondimento sul tema.
Gli insetticidi neonicotinoidi, meglio noti come pesticidi killer delle api, non devono tornare a poter essere usati: il loro bando è stato un traguardo cui si è giunti con grande fatica e dopo lungo tempo. Vanificare tutto a seguito di un attacco legale delle multinazionali sarebbe una sconfitta per tutta l’Europa. In bocca al lupo quindi a Greenpeace International, al coordinamento Apistico europeo Bee Life, a Pesticides Action Network Europe, ClientEarth, Buglife e SumofUs nel contrasto al ricorso delle multinazionali.
Photo credits | Emran Kassin su Flickr