Ci ha messo un po’, ma anche se con un certo ritardo (10 anni!), l’India è entrata nell’elenco dei Paesi che hanno aderito al trattato per la pesca sostenibile. Fortemente voluto dal WWF che ha messo molta pressione sul Governo indiano, la Commissione per il tonno dell’Oceano Indiano (IOTC) ha avviato l’iter per una gestione sostenibile nelle sue acque. E non è un elemento da sottovalutare visto che qui stiamo parlando dell’Oceano Indiano, una delle più importanti riserve ittiche del mondo.
Le misure per la pesca sostenibile, è bene ricordarlo, sono volte alla tutela degli stock ittici che si stanno riducendo in tutto il mondo, ma servono anche a salvare la vita a milioni di uccelli marini e tartarughe che involontariamente restano vittime delle pratiche scorrette come la pesca a strascico ed altre barbarie.
Alcuni passi sono stati adottati anche per la gestione dei dispositivi di concentrazione dei pesci (FAD), cioè piattaforme galleggianti ancorate al suolo intorno alle quali si riunisce il pesce. L’accordo è stato trovato dopo l’ultima riunione, svoltasi in Australia, tra i rappresentanti dei Paesi insulari che erano interessati da questo fenomeno.
La delegazione delle Maldive è lieta di raccogliere il consenso sull’adozione dell’approccio precauzionale, un cambiamento di rotta importante nella gestione dei tonnidi e specie affini nell’Oceano Indiano. Siamo grati a Mauritius e Seychelles, i co-sponsor della risoluzione, l’Australia, l’Unione europea, il Segretariato, e in particolare l’India per il loro continuo supporto e comprensione. Le Maldive vantano una gestione attenta delle risorse naturali ed è lieta di aprire la strada verso la gestione sostenibile della pesca in questo oceano, e ci auguriamo di sviluppare ulteriormente i lavori relativi alle misure di controllo con le altre nazioni dell’Oceano Indiano
ha dichiarato Hussain R Hassan, Ministro della pesca e dell’agricoltura delle Maldive. Insieme a questi aspetti è stata fatta anche la proposta di attuare il principio di “precauzione”, secondo il quale dei controlli scientifici avrebbero dovuto regolare di volta in volta la pesca, al fine di salvaguardare alcune specie a rischio come gli squali e i delfini, ma su questo punto ancora non si è trovato un completo accordo.
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