La crisi ambientale globale, dalla scomparsa della biodiversità al degrado delle foreste, dal collasso dei sistemi marini al cambiamento climatico, non potranno essere risolti senza una riflessione dura su una governance internazionale. La risposta del mondo a queste sfide è diventata un’incredibile varietà di istituzioni, accordi e trattati che hanno urgente bisogno di riforme.
Che l’urgenza sia nota lo sottolineano in tanti, dal Cancelliere tedesco Merkel al Presidente francese Sarkozy. In una lettera al Segretario Generale delle Nazioni Unite hanno sottolineato che bisogna rivedere la governance ambientale ed usare i colloqui sul clima di Copenaghen di dicembre per progredire verso la creazione di un’organizzazione mondiale dell’ambiente. Altri leader mondiali ha adottato un tono simile, durante il G20 di Pittsburgh.
Molti dei Ministri dell’ambiente affermano da tempo che la soluzione dei problemi ambientali e le opportunità di evitare disastri sarà impossibile si risolvano senza scelte politiche efficaci, ma soprattutto senza istituzioni che vigilino su di esse.
Il programma ambientale dell’ONU (UNEP), che ha attualmente questo compito di autorità mondiale per l’ambiente, ha uno dei budget più bassi del sistema delle Nazioni Unite (inferiore al prezzo di un nuovo Boeing 737). Una grossa parte dei finanziamenti spesso arriva attraverso strutture e fondi che sono disconnessi dalla stessa agenzia. Il problema è aggravato dal fatto che la maggior parte delle centinaia di trattati studiati per risolvere le problematiche ambientali hanno segreterie particolari, il che rende la cooperazione tra la raccolta dei dati difficile, quando non impossibile.
Per le economie in via di sviluppo con scarse capacità umane e finanziarie, si tratta di una sfida particolare in termini di costi, ma anche la complessità e di tempo. Nel corso del periodo 1992-2007, ad esempio, vi erano oltre 540 incontri legati al 18 trattati internazionali sull’ambiente. Questi incontri hanno generato più di 5.000 decisioni, su cui i paesi sono tenuti ad agire. C’è un urgente bisogno di un’organizzazione ambientalista all’interno del sistema delle Nazioni Unite con la reale influenza che può stare fianco a fianco con le organizzazioni forti come l’Organizzazione mondiale del commercio e Organizzazione mondiale della sanità.
La storia ha dimostrato che istituzioni internazionali forti sono il presupposto per la costruzione di qualsiasi forma di cooperazione internazionale di successo. La crisi finanziaria globale e la collaborazione con il G20 e il Fondo monetario internazionale sono esempi recenti. Un pianeta di sei miliardi di persone, che saranno nove miliardi entro il 2050, richiede ai governi un piano per domani, oppure un domani potrebbe anche non esserci più.
Se che la pianificazione deve seriamente risolvere i problemi persistenti, e se i Governi ora accettassero che basse emissioni e economie altamente efficienti fossero l’unico modo per il mondo per sopravvivere, si capirebbe bene che il rafforzamento del sistema di governance ambientale internazionale deve essere decisa sin da subito, durante i prossimi incontri di dicembre, per farla entrare a pieno regime il prima possibile.
Fonte: [The Guardian]