Patto per l’ambiente: la proposta elettorale di Legambiente

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Sotto elezioni politiche, si sa, ogni candidato venderebbe la propria anima per un voto. E così Legambiente ha cercato di approfittarne, facendo firmare ai politici, volontariamente, un’adesione al programma per l’ambiente presentato dall’Associazione.
Il programma si chiama “Patto per l’Ambiente” e prevede 13 proposte per migliorare la qualità della vita dell’Italia.

I politici che hanno sottoscritto questo patto si prendono così l’impegno di porre in atto le proposte di Legambiente durante la prossima legislatura, con l’obiettivo primario di ridurre l’inquinamento e l’effetto serra, ma anche di fornire alle nostre città infrastrutture per “renderle più vivibili – si legge sul patto – per conservare e valorizzare le ricchezze del nostro Paese”.


Nel particolare gli impegni prevedono la “Regola del 20” dell’Unione Europea, cioè ridurre del 20% le emissioni di gas serra e dei consumi energetici e la produzione del 20% dell’energia pulita entro il 2020 per ridurre le emissioni di CO2.
Ridurre le discariche e i rifiuti incentivando la raccolta differenziata, il recupero delle materie prime e incentivare il recupero di energia, abolendo i Cip6 (smaltimento in discarica).

L’impegno è anche a combattere tutte le mafie di ogni genere per salvare l’ambiente, quindi no a ecomostri e ecomafie, accompagnati dall’impegno di non fare più indulti, ma abbattere una decina di ecomostri all’anno, riqualificando quella zona, e inserendo il crimine ambientale nel Codice Penale.

Per quanto riguarda le infrastrutture, bisogna impegnarsi ad incentivare la mobilità pubblica urbana, così da eliminare le auto, o almeno ridurne la circolazione. Poi costruire più parchi e proteggerli, per rallentare l’impatto ambientale dell’inquinamento.
Migliorare anche la qualità del cibo, con il motto “Più biologico, meno OGM“, raddoppiando le aree di terreno coltivato (oggi solo l’8%) e prevedendo misure più severe in materia di contaminazione accidentale da ogm.

Incentivare tramite pressione fiscale a ridurre l’inquinamento, ad esempio premiando chi risparmia energia o penalizzando chi possiede le auto più inquinanti. Ma anche la scuola può fare la sua parte, puntando su una informazione ambientale che già parte dagli insegnanti, e che si tradurrebbe successivamente in un aumento anche della ricerca, in cui dev’essere investito almeno il 3% del Pil (percentuale fissata dall’Unione Europea). Ma non si parla solo di ricerca pubblica, perchè da incentivare sarebbe anche quella privata, molto spesso più efficiente.

Gli ultimi 3 punti sono dedicati al territorio, con un occhio di riguardo ai piccoli comuni e agli interessi che colpiscono direttamente tutti noi, e su cui noi stessi possiamo agire.
Ad esempio si potrebbero fare delle leggi sull’abusivismo edilizio, ma anche non tralasciare le zone abbandonate per occuparne altre, ma incentivare la ristrutturazione delle stesse, con notevole risparmio da parte dei cittadini. Si dovrebbero anche riqualificare le aree degradate attraverso una fiscalità locale.
Poi si dovrebbe aumentare la sussidiarietà dello Stato nei confronti dei volontari del terzo settore, destinando il 5 per mille alle associazioni di volontariato, che a volte fa gratuitamente molto più di quello che lo Stato fa, venendo pagato.
Infine impegnarsi a fare una legge per limitare i comuni sotto i 5.000 abitanti, riducendo notevolmente lo spreco di denaro pubblico, e nello stesso tempo cercando di ammodernarli, per non lasciarli al proprio destino.

Finora il patto è stato firmato da 3 candidati del Pdl, 23 del Pd, 22 della Sinistra l’Arcobaleno e uno dell’Italia dei Valori. Chissà che fine hanno fatto gli altri, non si sa se non l’hanno sottoscritto perchè non sono sensibili ai problemi della Terra o per altri motivi, ma sarebbe bello se nei programmi elettorali, tra le tante promesse, si pensasse anche a cose più concrete come l’aria che respiriamo.

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