La nascita di Siel, che in valdostano vuol dire “Cielo”, ha rallegrato il cuore di molti perché l’ultimo gipeto avvistato sulle Alpi Occidentali italiane risale al 1913, quando è stato abbattuto l’ultimo esemplare in Val di Rhèmes.
Dopo quasi 100 anni l’arrivo di Siel in Valsavarenche, cuore del Parco Nazionale del Gran Paradiso, ha ridato speranza a questa specie di grandi avvoltoi che rischiava l’estinzione, come spiega Luigino Jocollè, Ispettore del servizio di sorveglianza del Parco
Si tratta di un evento eccezionale dopo l’estinzione avvenuta sull’arco alpino agli inizi del ‘900, il gipeto è stato reintrodotto negli anni ’80 a fino ad oggi sulle Alpi Occidentali italiane non era mai avvenuta la schiusa di un uovo da parte di questi grandi avvoltoi, tra le specie di maggiore dimensione in Europa.
Il nome del gipeto è stato scelto dagli alunni della scuola elementare di Valsavarenche, tra i primi ad accorrere al Parco per avvistare il piccolo rapace, il cui nido è costantemente monitorato dal servizio di sorveglianza del Parco, in collaborazione con il Corpo Forestale Valdostano. Il gipeto o avvoltoio barbuto, o ancora avvoltoio degli agnelli, è tra le specie di avvoltoi del Vecchio Mondo diffusi nel secondo dei tre periodi geologici dell’era del Cenozoico, nel Neogene, ossia tra 23 e 2,5 milioni di anni fa, nel Nord America. Oggi il grande rapace diurno nidifica soprattutto nei dirupi di alta montagna in Europa meridionale, Africa, India e Tibet. Il gipeto si ciba di carcasse di animali e in particolare delle loro ossa che vengono spezzate dagli adulti lasciandole cadere in volo su placche rocciose e poi recuperate. In un giorno una coppia di gipeti, il cui esemplare adulto può raggiungere un peso di 5-7 Kg con un’apertura alare di oltre 2,80 metri, consuma circa 800-1.000 grammi di cibo che aumentano fino a 1,5 kg durante il periodo di allevamento dei giovani. Quindi dovranno cercare molto cibo i genitori di Siel.
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[Fonti: Parco Nazionale del Gran Paradiso; Wikipedia]
[Foto: fotocommunity]
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