Uno dei problemi più annosi per le società di distribuzione di grandi impianti ad energia solare è rappresentato dalla pulizia, con la necessità costante di ripulire superfici piuttosto estese dal deposito di polvere e sporcizia che comprometterebbe il corretto funzionamento del sistema.
Una soluzione valida potrebbe essere rappresentata dai nuovi pannelli solari che si auto-spolverano, basati su una tecnologia innovativa messa a punto per le missioni spaziali su Marte, pianeta secco e polveroso.
A presentarla in questi giorni a Boston, nel corso del 240° Congresso Nazionale della American Chemical Society, l’équipe di ricerca della University of Boston, coordinata da Malay K. Mazumder, che ha lavorato al sistema in collaborazione con la Nasa.
Il rivestimento autopulente sulla superficie delle celle solari potrebbe aumentare l’efficienza della produzione di energia elettrica dalla luce solare e ridurre nello stesso tempo i costi di manutenzione per gli impianti solari su larga scala.
Come ha spiegato Mazumder, questi pannelli autopulenti troverebbero un impiego ideale in zone in cui ci sia polvere in alte concentrazioni, così come nel caso delle aree sature di particolato inquinante e avrebbero immensi benefici per i sistemi ad energia solare:
La nostra tecnologia può essere impiegata sia nei piccoli che nei grandi impianti fotovoltaici. Per quanto ne sappiamo, questo è il primo sistema in grado di eliminare la polvere senza utilizzare acqua o meccanismi meccanici.
Ma allora come funziona? In pratica il pannello solare si pulisce da solo grazie a del materiale elettricamente sensibile posizionato sulla copertura in vetro o plastica trasparente che lo ricopre. I sensori monitorano i livelli di polvere sulla superficie del pannello e quando la concentrazione di sporco raggiunge un livello critico inviano una carica elettrica che catapulta la sporcizia fuori dal pannello. In due minuti il processo rimuove circa il 90 per cento della polvere depositatasi sul pannello solare spostandolo sui margini e richiedendo, per funzionare, solo una piccola quantità di energia elettrica prodotta dal pannello stesso, una cifra irrisoria rispetto alla perdita di efficienza di resa energetica dovuta all’accumulo di polvere.
Oggi, sottolineano i ricercatori, urge una tecnologia che risponda alla popolarità dell’energia solare: tra il 2003 ed il 2008 si è registrato un aumento del 50% nell’installazione di pannelli fotovoltaici nel mondo e le previsioni indicano un tasso di crescita di almeno il 25 per cento all’anno nel futuro.
Impianti solari su larga scala esistono già negli Stati Uniti, in Spagna, Germania, Medio Oriente, Australia e India. Questi impianti di solito sono situati in zone desertiche assolate dove la siccità ed i venti sollevano ingenti quantità di polvere in aria e le depositano sulla superficie, riducendo la quantità di luce che può entrare e diminuendo di conseguenza l’elettricità prodotta. Nelle aree desertiche l’acqua per la pulizia spesso scarseggia, il che rende abbastanza esosi i costi di manutenzione dei pannelli solari.
Questa tecnologia potrebbe perciò svolgere un ruolo importante nello sviluppo di mega-impianti fotovoltaici nei deserti, facendo lievitare, in pochi anni, la produzione globale di energia solare.
[Fonte: American Chemical Society (2010, August 23). Self-cleaning technology from Mars can keep terrestrial solar panels dust free. ScienceDaily. Retrieved August 24, 2010, from http://www.sciencedaily.com /releases/2010/08/100822150641.htm]
bianca 12 Gennaio 2013 il 4:15 pm
nn sono belli