Dimenticatevi il silicio, il solare fotovoltaico del futuro utilizzerà mirtilli e argilla. Ci stanno lavorando alla Cyanine, start up dell’Università di Torino, grazie al sostegno del Comune di Settimo Torinese che sta investendo nell’innovazione tecnologica a favore dell’ambiente.
Tra i due vetri conduttori è inserita una pasta a base di biossido di titanio nanometrico impregnata con un colorante organico.
Le applicazioni potrebbero avvenire non solo sul vetro, ma anche sulla plastica.
I prototipi dei pannelli sono colorati: azzurro o verde per il materiale prodotto dai mirtilli, giallo per quello ricavato dall’argilla. Con la luce solare la resa energetica è pari a 40 Watt al metro quadrato, si scende a 25 Watt con la luce diffusa.
I pigmenti fotosensibili che si trovano naturalmente nelle bacche, le antocianine, intrappolate tra due strati di vetro o di plastica trasparente e flessibile, potrebbero dunque dar vita ai pannelli fotovoltaici di terza generazione.
Il progetto, che è stato presentato ieri proprio nella cittadina piemontese, potrebbe concretizzarsi sul mercato già tra due anni, un futuro molto prossimo, dunque. La sperimentazione, ovvero l’applicazione dei pannelli colorati sugli edifici per testarne l’efficacia e la resa energetica, avverrà invece molto prima, già entro quest’estate, stima il direttore scientifico di Cyanine, Giuseppe Caputo.
Alla tecnologia si è mostrato interessato, tra gli altri, anche il gruppo Kinexia, quotato in Borsa a Milano, attivo nelle energie rinnovabili.
Questi rivoluzionari pannelli made in Italy rendono, a conti fatti, la metà degli impianti attuali ma presentano il vantaggio di poter rimanere in funzione per tutto il giorno, anche quando non c’è il sole ma l’illuminazione è comunque garantita dalle lampade a risparmio energetico. Altro punto a favore riguarda i costi di smaltimento che sono pressocché nulli rispetto ai pannelli tradizionali disponibili oggi sul mercato.
Oltre alle ormai note proprietà antiossidanti il mirtillo sarà dunque un valido alleato nella produzione di energia, con la differenza, non certo irrilevante, che i frutti sono più facilmente reperibili mentre il silicio non è un minerale rinnovabile.
I pannelli sono attivi anche quando l’intensità della luce è minore e riuscirebbero, secondo quanto dichiarato dai produttori, a risolvere l’annoso problema dei pannelli al silicio relativo alla “paradossale” diminuzione di efficienza quando aumentano le temperature.
Il principale vantaggio di questa tecnologia è senza dubbio il prezzo. Il prezzo del silicio grava sul 60% del costo totale dei pannelli tradizionali. Utilizzare altri materiali meno costosi abbatterebbe drasticamente i costi. Staremo a vedere!
[Fonti: IlSole24ore; Dazibaoueb.fr]
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