Possono sembrare due parametri che non c’entrano l’uno con l’altro, ma a quanto pare la libertà d’informazione e la qualità dell’aria sembrano andare a braccetto. Lo studio, effettuato dall’Università del Michigan e pubblicato sulla rivista Social Indicators Research, ha rilevato come in quei Paesi in cui c’è la maggiore libertà di informazione esiste anche una migliore qualità ambientale. Viene da sé che dove manca questa libertà, si inquina liberamente tanto i cittadini non lo sapranno mai.
Sappiamo già che avere affidabili fonti di notizie oggettive può portare benefici alla democrazia, ma in questo studio abbiamo scoperto che la libertà di stampa va anche a beneficio delle comunità, aiutando a migliorare la qualità complessiva della vita dei cittadini e, nel processo, anche rendendoli più felici.
Spiega Edson Tandoc della Scuola di Giornalismo della MU. Secondo la sua teoria questo collegamento è dovuto al fatto che i cosiddetti “watchdog”, cioè gli organi di stampa che controllano l’operato del Governo e delle Istituzioni, e montano un caso ogni volta che c’è qualcosa che non va, fanno letteralmente “paura” ai grandi inquinatori. Per intenderci, chiunque voglia effettuare operazioni che portino svantaggi alla comunità, che si tratti di frodi o di attività inquinanti, ci pensa due volte perché sa che, se venisse smascherato, dovrebbe dire addio alle sue attività.
Nei Paesi in cui invece non c’è tutta questa libertà si inquina e si distrugge il territorio senza problemi, perché i cittadini non lo verranno mai a sapere, ed i pochi giornalisti che provano ad alzare la voce vengono subito messi a tacere. Una stampa libera, spiega Tandoc, è probabile che possa riferire sulle cattive condizioni umane e sul degrado ambientale, portando i problemi all’attenzione dei decisori. Non dovrebbe sorprendere, quindi, che la libertà di stampa è positivamente correlata sia alla qualità ambientale che allo sviluppo umano.
La dimostrazione più lampante sono le due estremità, i Paesi scandinavi che sono un vero e proprio Paradiso, sia per i giornalisti che per i polmoni dei cittadini, e la Cina, un Paese in cui controlla tutto il Governo ed in cui i parametri ambientali sono i peggiori del mondo. L’Italia è sessantunesima nella classifica della libertà di stampa, prima del Lesotho e dopo la Guyana e la Moldavia. Le conclusioni potete trarle voi stessi.
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