La nuova PAC è stata approvata dall’Europarlamento e con la riforma arrivano alcune interessanti novità, sebbene non si possa certo parlare di un una rivoluzione in ottica green come quella chiedeva Slow Food giusto pochi giorni fa. Tra gli ambientalisti serpeggia la delusione.
L’Europarlamento approva la nuova PAC, Politica Agricola Comune. Si tratta di una decisione molto attesa, ma cosa cambia veramente per l’agricoltura in Europa? Il presidente della commissione Agricoltura, Paolo De Castro, ha di recente dichiarato:
Abbiamo raggiunto un giusto equilibrio tra sicurezza alimentare e miglioramento della protezione ambientale, in modo che la nuova politica agricola dell’Ue sia in grado di fornire ancora più beni pubblici ai cittadini europei.
Chi si aspetta una decisa sterzata in ottica sostenibile e biologica, tuttavia, non farà certo salti di gioia. Tra i cambiamenti troviamo una diminuzione della forbice dei finanziamenti ai vari stati, per cui nessun paese può ricevere meno del 65% della media UE, nonché la decisione di pubblicare i beneficiari dei finanziamenti agricoli in nome di una maggiore trasparenza. La nuova PAC inoltre ha deciso che i giovani agricoltori avranno diritto a un 25% in più sui pagamenti rispetto agli altri (per un massimo di 100 ettari). Bene quindi queste decisioni su equità, trasparenza e incentivi ai giovani. Ma dov’è l’ecosostenibilità?
L’Europarlamento ha deciso con la nuova PAC che il 30% dei bilanci degli stati per i pagamenti devono essere subordinati al rispetto di tutte quelle misure volte alla sostenibilità obbligatorie: questo è senz’altro molto interessante ma c’è un “ma”: l’UE ha chiarito che tali misure devono essere più flessibili e graduali. Ovvero, sosteniamo l’agricoltura verde, ma andiamoci piano. Insomma, la riforma della PAC mostra qualche innovazione interessante, ma il rispetto dell’ambiente non è stato considerato un tema di importanza tale da generare i grandi cambiamenti auspicati dagli ambientalisti.
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