Le ostriche rischiano l’estinzione, come i coralli stanno scomparendo a causa dello sfruttamento intensivo e della degradazione delle coste. A lanciare l’allarme è la rivista Bioscence in cui è stato pubblicato il risultato di una recente ricerca compiuta dall’American Institute of Biological Science dell’Università della California.
Gli studi hanno preso in esame lo stato di salute di 144 baie e 44 ecoregioni in tutto il mondo note per la produzione di ostriche. E’ emerso che negli ultimi dieci anni il 90% delle barriere di ostriche sono andate perse, e in gioco non sono i piatti prelibati a base del mollusco, ma l’intero ecosistema marino.
Le ostriche rischiano l’estinzione a causa dello sfruttamento e della degradazione delle coste, come spiegano gli esperti del team di ricerca dell’università della California
Una volta le ostriche dominavano diversi estuari, di cui erano un elemento fondamentale per l’ecosistema ma secoli di sfruttamento uniti alla degradazione delle coste hanno ormai spinto i banchi nativi sull’orlo dell’estinzione in quasi tutto il mondo.
Oggi il 75% delle ostriche naturali, non da allevamento, viene pescato in cinque ecoregioni del Nord America, ma la situazione anche lì sta peggiorando, eccezion fatta per le coste del Golfo del Messico dove, dopo il disastro ambientale della petroliera BP, per ristabilire una vita marina nelle acque avvelenate dal petrolio, erano state impiantate 100 miglia di nuove barriere di ostriche, il cosiddetto progetto 100-1000 partnership, per far tornare in vita il Golfo del Messico.
Le ostriche rischiano l’estinzione anche a causa dell’inquinamento delle acque marine. Recente è il caso italiano della diossina a Taranto, dove a rischio estinzione sono i molluschi del Mar Piccolo e a rischio è anche la nostra salute perché mangiare ostriche, cozze e molluschi contaminati dalla diossina può essere molto pericoloso se la quantità di diossina incorporata dai molluschi supera la dose tollerabile giornaliera.
[Fonte: Ansa]
[Foto: picasaweb]