Si è concluso venerdì, nei locali della facoltà romana di Architettura a Valle Giulia, il workshop di progettazione che ha visto impegnati per quattro giorni venticinque studenti, selezionati tra un centinaio di aspiranti, nella progettazione dell’orto-giardino a servizio della nuova mensa di facoltà.
L’iniziativa nasce a seguito di una coinvolgente e appassionata conferenza tenuta nell’inverno scorso agli studenti di Valle Giulia da Carlo Petrini, Presidente di Slowfood, inneggiante alla necessità di ritornare localmente e capillarmente, alla terra, di riprendere a coltivare il cibo che si mangia, ed a “non farsi mangiare dal cibo” con le feconde conseguenze che ciò comporta.
Evidenti conseguenze ecologiche innanzitutto perchè gli ortaggi consumati quotidianamente da centinaia di studenti non percorreranno un solo chilometro su ruota, non porteranno nei loro tessuti la traccia di neanche una molecola di fitofarmaco e non saranno responsabili della loro immissione nell’ecosistema. Verranno prodotti, secondo natura e secondo stagione, eliminando gli imput energetici dovuti alla forzatura in serra dei cicli fenologici.
Conseguenze culturali perché, agli studenti che ne avranno voglia, verrà data l’occasione di ricucire un rapporto con la terra e con la tradizione agricola tramite le pratiche di coltivazione. Anche quanti non avranno voglia di lavorare la terra beneficeranno di una rieducazione al consumo di prodotti locali e di stagione, che potranno scegliere, convinti dagli esaurienti argomenti gustativi, di preferire anche fuori dalla mensa universitaria, andando a scovare nei mercati i produttori locali, preferendo una mela “francesca” o un “ caciofiore della campagna romana” ad una Golden e ad un formaggio di dubbia provenienza e di certo impatto ambientale.
In quest’occasione il Preside di Valle Giulia annuncia la messa a coltura di un orto che rifornisca di prodotti biologici, tipici ed a chilometri zero la nuova mensa di facoltà.
L’annuncio è stato accolto con entusiasmo dai dottorandi in Progettazione e Gestione dell’ Ambiente e del Paesaggio che si sono adoperati per far sì che fossero proprio gli stessi studenti, che dovranno coltivare e gustare gli ortaggi, a progettare gli spazi del loro orto.
Eruditi da una prima giornata di seminario, nel quale si è parlato di consociazioni vegetali, sovescio, rotazione colturale ed altre pratiche agronomiche utili a rendere produttivo l’orto biologico ma anche delle sue sconfinate possibilità estetiche di essere declinato in giardino, gli studenti si sono messi a lavoro.
Sette gruppi interdisciplinari, di paesaggisti, architetti e studenti di “progettazione e gestione dell’ambiente” (un interfacoltà tra architettura ed agraria) col consiglio di alcuni professori e studenti dell’istituto tecnico agrario di Roma hanno condiviso, e sinergicamente assommato, le loro peculiari competenze per progettare un orto-giardino, esteticamente gradevole, funzionalmente concepito, realizzabile in economia, produttivo ed idoneo ad essere gestito con pratiche biologiche.
I risultati sono stati talmente brillanti che il primo premio è stato attribuito ex aequo a due gruppi che dovranno sintetizzare, nei prossimi giorni le loro proposte progettuali.
Gli studenti hanno dimostrato che, anche nei rapporti professionali e sociali è valido il principio ecologico per il quale la cooperazione è spesso più vantaggiosa della competizione, principio che i professionisti dei vari ambiti, non hanno ancora ben chiaro, chiusi come sono nei loro albi.
In questi giorni, in un’università mezza deserta a causa della protesta, si è verificata la germinazione di un nuovo modello di cooperazione vantaggioso tra futuri professionisti di ambiti diversi che saranno egualmente coinvolti in scelte suscettibili di produrre importanti conseguenze sull’ambiente e sul paesaggio. Germinazione di più ampio respiro e lungo termine che vedrà i primi frutti già nella prossima primavera, tra i solchi dell’orto-giardino di Valle Giulia.
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