Se per chi vive in campagna l’orticello non è certo una chimèra, lo stesso non può dirsi per gli abitanti delle metropoli, o almeno non per ora. Gli scienziati, infatti, stanno pensando che in un futuro ormai prossimo bisognerà risolvere il problema dell’alimentazione di una popolazione in costante crescita adottando nuovi tipi di coltivazioni. E coltivando anche nei grattacieli. Skyfarming, le fattorie verticali, così le chiamano. Spiega Dickson Despommier della Columbia University di New York:
Fra 40 anni, ci saranno altri tre miliardi di persone. Questo è un problema. Dobbiamo trovare un altro modo per nutrirle.
E così architetti e scienziati stanno valutando la possibilità di coltivare ortaggi speciali che diano frutti tutto l’anno e che trovino posto nei palazzi dei centri urbani. Colture verticali, orti piramidali che potrebbero offrire a miliardi di persone alimenti freschi a portata di mano, riducendo le emissioni di carbonio provocate dallo spostamento di derrate alimentari via mare o via terra.
Il concetto si basa su tecnologie già in uso in tutto il mondo, principalmente serre ad alta tecnologia.
Ad esempio, molte delle attuali serre che usano il sistema idroponico impiegano una tecnica per la coltura in piccoli spazi utilizzando nutrienti arricchiti di acqua del suolo.
Ma per ora quella delle colture verticali in ambienti chiusi come i grattacieli rimane un’utopia. La sfida più insormontabile è la grande quantità di energia elettrica che sarebbe necessaria per far crescere le piante anche al chiuso con la luce artificiale. Si parla di uno spreco di energia elettrica immenso. Ricreare lo stesso effetto della luce solare all’interno di un grattacielo è infatti terribilmente dispendioso e richiede un immenso sforzo per portare a maturazione le colture, processo del tutto naturale, semplice, economico ed ecologico all’aperto, a contatto con il calore del sole e i nutrienti del suolo.
D’altra parte le tonnellate di CO2 che si riversano continuamente nell’atmosfera per spostare le derrate alimentari da un capo all’altro del mondo non è certo cosa da poco. Si continua perciò a studiare e ad escogitare nuove tecnologie per un’agricoltura sostenibile e… veloce, che dia tanti frutti in breve tempo. Ma non è forse questo il paradosso insanabile? Far riposare il terreno, alternare le colture e rispettare nuovamente le stagioni, senza voler a tutti i costi mangiare le fragoline di bosco sotto il duomo di Milano a dicembre, sarebbe certamente più sensato e darebbe nuovamente alla terra la possibilità di “sostenerci”.
Mattia 17 Luglio 2009 il 12:09 pm
Si potrebbe eliminare la carne dalla dieta, evitando così di destinare i 2/3 dei raccolti agli allevamenti. 🙂
anon 17 Luglio 2009 il 7:08 pm
ma figuriamoci. la carne non fa male e finchè ci sarà gente che la compra ci saranno sempre allevamenti. il che non è male di per se. i palazzoni in questione non sono nemmeno concepibili al momento. fanno solo molta notizia ma sono in perdita energetica netta. uno dei pochi modi per alimentarli ( a parte una esigua quantità dovuta al solare fotovoltaico) è con energia elettrica fornita da colture energetiche… le quali si dovrebbero coltivare a loro volta… e siamo punto e a capo