Gli oranghi di Greenpeace invadono il salone del libro di Torino

di Redazione Commenta

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Dopo il successo dell’impresa della Nestlé, per cui la multinazionale ha deciso di non distruggere più la foresta pluviale per produrre olio di palma, gli orangotango tornano per una nuova battaglia, quella contro la deforestazione per la carta di milioni di libri, i quali potrebbero utilizzare benissimo la carta riciclata.

E così quale migliore occasione della Fiera del Libro di Torino? Nei giorni scorsi i volontari di Greenpeace hanno invaso lo stand della Feltrinelli, tra le aziende meno attente all’aspetto ambientale del proprio lavoro, e come prevedibile, non hanno ottenuto la risonanza a livello nazionale che speravano.

Qui hanno srotolato uno striscione con la scritta “Qui giace la foresta indonesiana“, come forma di protesta per il mancato rispetto degli impegni di una delle maggiori aziende editoriali italiane. Sin dal 2004 infatti, denuncia Greenpeace, Feltrinelli promette di prendere provvedimenti in ambito ambientale, ma puntualmente ogni anno rimanda l’attuazione di tali promesse, continuando a distruggere le foreste.

Così Greenpeace ha anche deciso di stilare la classifica “Salvaforeste” per capire quali sono le case editrici più attente all’ambiente e chi dice di seguire una politica “verde” solo a parole. Tra tutte le case contattate dall’associazione, solo il 18% utilizza veramente carta sostenibile, cioè riciclata oppure proveniente da foreste controllate, in cui ad ogni albero abbattuto corrisponde un albero piantato. Le migliori in questo campo sono Bompiani, Fandango, Hacca, Gaffi, Dindi, Foglio Clandestino, Il Rovescio, Lonely Planet, Prospettiva, La Coccinella, ed ovviamente Edizioni Ambiente.

Solo il 6%, e cioè Marsilio e Fanucci, pubblica su carta FSC, cioè quella che proviene da foreste certificate secondo stardard sostenibili. La maggior parte delle case editrici italiane però ha mostrato trasparenza ma poca voglia di impegnarsi. Rientrano in questa categoria il 55% delle aziende contattate, tra cui Mondadori, RCS, Gruppo Giunti e Gruppo Mauri Spagnol, le quali ammettono di non avere politiche sostenibili.

Ma peggio di queste fa il restante 20% che rientra nella lista dei “cattivi”, proprio come Feltrinelli la quale non solo non attua politiche sostenibili, ma si rifiuta di comunicare notizie sulle proprie intenzioni, programmi, e che dimostra soltanto la completa insensibilità alle problematiche ambientali. Tra le peggiori anche Rubettino, Donzelli, Alet, Il Saggiatore e Stampa Alternativa.

Fonte: [Greenpeace]

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