Lì dove è nato, l’OGM potrebbe morire. La scienza degli organismi geneticamente modificati aveva trovato soltanto negli Stati Uniti un terreno fertile dove poter progredire. L’Europa ha da tempo detto no, l’Africa non se li può permettere e forse soltanto l’Asia, ed in particolare la Cina, potrebbe rimanere l’ultimo baluardo. Ciò che conta però è che i cittadini statunitensi, che non hanno mai visto di buon occhio gli OGM, ora sono insorti.
Venerdì scorso le associazioni si sono unite ed hanno organizzato una manifestazione in oltre 400 città per dire no agli OGM. Secondo gli organizzatori sono scese in piazza oltre 2 milioni di persone per protestare contro questa forma di violenza sulla natura, in quella che è stata soprannominata la “Marcia contro la Monsanto”, ovvero la principale multinazionale che brevetta gli OGM.
Queste genere di colture si basa su una modifica che viene fatta in laboratorio sui semi per poter realizzare frutta e verdura con già al loro interno erbicidi, pesticidi ed insetticidi, in modo da poter superare lo scoglio dei prodotti chimici inquinanti che ogni anno vengono vietati perché pericolosi per la salute e per l’ambiente. L’intento, sulla carta, è quello di aumentare la produzione mondiale di cibo perché, logicamente, se il frutto già contiene in sé l’insetticida, non ci sarà il pericolo che il raccolto venga rovinato. Purtroppo la situazione non è così semplice.
Diversi studi mondiali hanno infatti dimostrato che per gran parte del processo di lavorazione, i prodotti chimici devono essere ugualmente utilizzati, e gli OGM provocano, tra le altre conseguenze, anche due problemi: la resistenza dei parassiti ai prodotti stessi e presunte conseguenze sulla salute umana. Oggi in Europa gli OGM sono vietati, ma in America rappresentano la maggior parte delle colture di mais, soia e cotone.
Così ecco l’idea di Tami Canal, un attivista anti-OGM: realizzare su Facebook una pagina-evento per organizzare una marcia contro la Monsanto. L’intento era chiedere alle autorità di realizzare una legge che preveda l’etichettatura obbligatoria sui prodotti OGM in maniera tale da permettere ai cittadini di essere consapevoli di quello che stanno comprando. Nelle sue previsioni, Tami sperava che aderissero almeno 3000 persone. Hanno aderito in 2 milioni, grazie anche all’impegno di alcune associazioni locali. Da qui a sperare che gli OGM lascino gli Stati Uniti ce ne vuole, visto il grado di infiltrazione è quasi impossibile. Ma già il fatto di inserire un’etichetta sui prodotti potrebbe essere una grande vittoria.
[Fonte: the Guardian]
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giovanna palma 29 Maggio 2013 il 3:12 am
Basta di fare violenze sulla natura … non dovreste trasformare modificare i semi… bensì i VS cervelli…